Duilio Saggia Civitelli – Morte in stazione

Duilio Saggia Civitelli – Morte in stazione

Duilio Saggia Civitelli – il caso è un mistero da ormai 27 anni, una morte in una stazione ferroviaria. Lui, un normale pensionato che si divide tra la sua famiglia e una nuova compagna. Ha una grandissima passione per il modellismo da collezione, i treni sono la sua passione. Il fato è stato crudele con lui, facendolo morire proprio in una stazione ferroviaria. Verrà trovato morto sulla banchina della stazione Ostiense a Roma esattamente 27 anni fa, il 12 febbraio 1995, facendo ricordare il caso come Morte al binario 10.

Foto di Duilio dell’epoca.

Morte al binario 10

Duilio esce dalla casa in cui vivono la moglie e i due figli e si dirige alla stazione Ostiense, poco distante dalla palazzina. Deve tornare nella villa in cui vive insieme alla sua compagna. Sta aspettando il treno per Formia, che dovrà cambiare a Campoleone per dirigersi poi verso Pomezia – Santa Palomba.

Sono le 17.00 circa di domenica 12 febbraio 1995 a Roma. Ha timbrato il biglietto poco prima e poi è andato sulla banchina ad attendere. La banchina del binario 10 è vuota, c’è solo lui. O forse no.

Pochi minuti dopo le 17 un macchinista nota qualcosa di strano. Vede una persona stesa sulla banchina e va subito a vedere, magari è una persona che si è sentita male. È peggio di quello che possa immaginare, è un uomo ed è morto, disteso vicino a due pali della luce. Avvisa i colleghi della Polfer e fa intervenire la Polizia.

Le prime ipotesi sono di un malore. I poliziotti notano il sangue ma pensano sia per colpa di una caduta. Lo identificano in poco tempo e scoprono che ha qualche collegamento con l’agenzia investigativa Terminal Investigazioni presente proprio poco distante. Poco dopo vengono avvisati i figli che si recano subito sul posto. Non ci credono al malore, il padre era in perfetta salute. Viene detto loro di recarsi il giorno successivo nell’ufficio del medico legale per i documenti e per preparare i funerali.

Il giorno dopo, i figli si recano presso il medico legale e vengono informati che non possono rilasciare la salma. Hanno fatto un’autopsia e hanno trovato un foro di proiettile. Non è un malore, è stato ucciso.

Inizia così il misterioso caso di Duilio, l’ennesimo caso ancora irrisolto dopo ventisette anni.

Foto della scena del crimine. Duilio è sotto un lenzuolo, vicino ai due pali della luce. SI possono notare le gambe incrociate.

Chi era Duilio Saggia Civitelli?

Duilio nasce il 20 febbraio 1942 a Padova ma cresce a Roma. È sempre stato un bel ragazzo piacente, alto 1.75 con capelli e occhi castani. Sin da giovane ha sempre avuto buongusto nel vestire e nel vivere. Si faceva fare le camicie su misura nel quartiere Testaccio, ci teneva alle apparenze. Forse è proprio per questo che per anni si sposta vendendo elettrodomestici, soprattutto lavatrici, durante quel boom di comfort che è iniziato alla fine degli anni ’60. Duilio sa sempre cogliere le opportunità per avere un tenore di vita buono e sapeva anche mettere da parte i soldi, era un gran risparmiatore.

Il suo fascino sicuramente lo ha aiutato nel diventare un bravo venditore. Bravo o no, si innamora e si sposa con Liliana, fedele compagna di vita da cui avrà due figli. Stanco di essere spesso fuori casa per lavoro, apre un negozio di elettrodomestici e rimane in pianta stabile a Roma. Duilio e Liliana hanno un appartamento vicino alla stazione Ostiense e nello stesso palazzo lui compra altri due appartamenti, di cui uno per la sua passione, quella per i modellini di treni.

Una foto di Duilio da giovane.

Negli anni ‘80 aveva iniziato a fare investimenti finanziari. Sono anni molto fruttuosi per chi sa quali opportunità cogliere. E Duilio lo sa, non ne sbaglia uno. Questi gli permettono di andare in pensione anticipata e avere uno stile di vita benestante.

Gli ultimi anni di vita

I rapporti con la moglie iniziano ad incrinarsi ma scelgono di evitare scandali o problemi. Non divorziano perché all’epoca era sconveniente ma rimangono in ottimi rapporti. Nei fine settimana, e non solo, Duilio torna a Roma per stare con i figli ormai cresciuti e con la moglie, oltre al suo adorato pastore belga di nome Blu. Lui, nel frattempo, vive da un paio di anni con la nuova compagna, Tiziana a Santa Palomba, poco fuori Roma.

Duilio e Tiziana si sono conosciuti per la forte passione che li accomuna, il modellismo. Entrambi frequentano il negozio per appassionati nel quartiere Prati. Lei è sposata con un maresciallo dell’Aeronautica militare ma decide di finire il rapporto con il marito per diventare la compagna di Duilio. Lui compra una villa e ci va a vivere con lei, un nido d’amore tutto loro dove potersi dedicare insieme alle passioni e alla loro vita.

Quello che è certo è che dopo aver subito una rapina una volta, ha iniziato a girare con un’arma addosso. Ha una 6.35 nella casa di Roma, una Smith & Wesson calibro 38 a Torvajanica e un fucile da caccia. Ha anche la passione per la caccia.

Le prime indagini

Gli inquirenti subito pensano a qualcosa collegato con l’agenzia di investigazioni. Duilio aveva aiutato i figli ad aprirla e faceva spesso il promoter per loro, attaccava volantini in giro per Roma per aiutare i figli a trovare clienti. Nella sua borsa, infatti, ne vengono trovati diversi ma lui non segue mai i casi nonostante abbia a disposizione diverse armi. Riesce solo a procurare qualche cliente per infedeltà coniugali o tenendo compagnia ai figli durante qualche appostamento. Questa pista legherà per sempre Duilio all’immagine del detective ucciso da un sicario.

Gli inquirenti seguono anche altre piste. La famiglia Saggia Civitelli gestiva due complessi di giostre per bambini, una al Testaccio e una al Trionfale. Le giostre in Piazza Santa Maria Liberatrice erano gestite dai nonni materni e lui spesso passava di là per controllare che non ci fossero problemi. Le giostre sono state spesso oggetto di contestazioni ed esposti per il “rumore infernale” che facevano. Gli abitanti avevano persino creato delle petizioni per farle togliere. Nulla di valido esce da questa pista.

Il cane Blu era spesso oggetto di litigi con alcuni condomini che si lamentavano dei latrati e della puzza. Per chi si intende di cani, si sa che un pastore belga come Blu non può essere irruento e “selvatico” perché potrebbe aggredirti e Blu non lo aveva mai fatto. Anche questa pista non porta a nulla.

La pista dei soldi

Gli inquirenti scoprono che i conti sono davvero consistenti e pensano all’usura. Duilio ha 53 anni e non lavora ma ha diverse proprietà immobiliare e conti sostanziosi, alcuni parlano di due miliardi di lire. Duilio poteva essere un usuraio ed essere stato ucciso per questo? Scoprono che si, aveva prestato dei soldi, ma che non aveva mai richiesto interessi da strozzino. L’unica denuncia avuta era da parte di una donna che poi è sparita senza far valere la sua versione in Tribunale.

Da dove venivano tutti questi soldi? Gli inquirenti non trovano informazioni su un periodo di vent’anni nella sua vita. Si tratterebbe proprio del periodo in cui faceva il venditore porta a porta di elettrodomestici. Il figlio aveva mostrato loro anche i premi ricevuti da Duilio per essere stato miglior venditore ma si sa, ai lettori di cronaca piacciono i misteri e questo rimarrà nel pensiero comune come base di tante supposizioni fantasiose. Si fa fatica ad accettare che un uomo possa essere stato un bravo venditore e aver racimolato soldi da investire e riuscire a destreggiarsi abbastanza nei mercati finanziari da ampliare le sue ricchezze.

Nemmeno la pista dell’usura porta a nulla di fatto.

La pista passionale e famigliare

Gli inquirenti mettono sotto intercettazione tutti i membri della famiglia e la compagna Tiziana. Li tengono tutti monitorati, senza successo.

Duilio era separato dalla moglie ma si sono comunque sempre rispettati volendosi bene. Non era stata una separazione litigiosa. Allo stesso modo, il ruolo dei figli è chiaro, non sono stati loro.

Un altro discorso va fatto per la nuova compagna. Tiziana era stata sposata con un maresciallo dell’Aeronautica, Renzo Giannattasio, lasciato per convivere con Duilio circa cinque anni prima. Lei è molto più giovane di Duilio, hanno quasi vent’anni di differenza.

È l’ex marito a spiegare ai giornalisti che lui e Tiziana avevano conosciuto Duilio nel 1987 e nel tempo lei si era innamorata di lui. Suggerisce anche la pista dei servizi segreti. Dice che a casa di lui non bisognava mai rispondere al telefono perché era riservato ai servizi. Duilio gli avrebbe detto di far parte dei servizi segreti e di aver partecipato in una missione in Congo di “pulizia”, per vendicare l’eccidio di Kindu. Vero o no, non si sa, si sa solo che avrebbe avuto 19 anni all’epoca, quindi sarebbe stato improbabile. Si sa che girava sempre con la pistola con sé dopo aver subito una rapina una volta.

Renzo ammette di aver fatto seguire Duilio da un investigatore che avrebbe fotografato la presenza di molte auto straniere di grossa cilindrata davanti alla villa. L’altra stranezza sarebbe il passato fantasma, vent’anni senza tracce documentali nella vita di Duilio.

Nulla di tutto questo porta a una pista seria e Renzo dice di essere stato in missione quel giorno, un alibi a sua discolpa. Viene così chiusa anche la pista passionale.

I sospetti della famiglia

Il figlio Massimo non ha mai creduto alla pista dell’usura o dei servizi, tutti buchi nell’acqua. Qualcuno che ha sparato e ucciso senza apparente motivo a Roma c’è stato nel corso degli anni. C’è stato il caso del fotografo Daniele Lo Presti nel 2013, ancora oggi irrisolto. Anche il caso della suora uccisa con un colpo di pistola nel 2001. Può esserci davvero un serial killer a Roma che agisce colpendo a caso, con motivazioni irrazionali?

Un altro sospetto è che qualcuno abbia deciso di vendicarsi per qualche assurdo motivo. Al binario 10 si poteva accedere non solo dai sottopassi ma anche da un cancelletto sempre aperto, vicino all’ultimo binario, il 15. Quel cancelletto dava esattamente su via Matteucci, vicino al palazzo in cui abitava la famiglia Saggia Civitelli. Questo particolare non era mai stato preso in considerazione.

La pista dopo 25 anni

Nel 2020 si fa avanti un tassista con il cronista che si era occupato del caso, Fabrizio Peronaci. G.F. è originario di Avellino ma ha lavorato per trent’anni a Roma come tassista. Racconta che quel giorno verso le 17:15 ha caricato un uomo nel Piazzale dei Partigiani. Lo descrive come un uomo sui 45 anni, alto 1,75, robusto, con carnagione olivastra e capelli brizzolati, occhi scuri. Indossava un cappotto e una sciarpa grigi. Durante il viaggio continuava a controllare la borsa a tracolla con la scritta Q8, sbirciandoci dentro, come per controllare che tutto fosse a posto.

Il racconto del tassista: “Il passeggero, all’altezza dell’Aventino, mi ha soltanto detto che via Mercalli avrei dovuto imboccarla da via Bertoloni, percorrendo poi via Boscovich, al cui angolo con via Mercalli sarebbe sceso. Quindi io ho fatto via Veneto, via Paisiello, per giungere in via Bertoloni. Appena giunto all’angolo tra via Boscovich in via Mercalli, prima che io girarsi per quest’ultima strada, lo stesso mi ha chiesto di fermarmi all’angolo”. L’uomo ha pagato con 15.000 lire la corsa da 14.400 senza aspettare il resto, imboccando via Mercalli a destra e proseguendo sul marciapiede sinistro.

La scientifica realizza un identikit e al tassista vengono mostrate diverse foto segnaletiche di criminali noti, e il tassista riconosce l’uomo tra le prime dieci ma non gli viene detto il nome. Gli viene chiesto di mantenere il massimo riserbo e di non parlarne coi giornalisti.

Tutto questo compare in un verbale redatto quattro giorni dopo l’omicidio, dopo che la polizia fece un appello ai tassisti tramite la centrale, per capire se qualcuno avesse visto qualcosa di strano quella sera in zona.

Non si sa se questa pista sia mai stata approfondita o meno, sappiamo solo che l’identikit rimase in un cassetto per oltre 25 anni.

Identikit del possibile sospettato.

La dinamica dell’omicidio

Cosa non torna nel caso? Analizziamo tutto a mente fredda.

Il proiettile sembra inizialmente di calibro .9 ma si rivela ad un esame più attento un proiettile calibro .38 scamiciato, forse sparato con una Astra Cadix .38 Special. La particolarità è che questo tipo di proiettili si frantumano, lasciando poche tracce.

Duilio è stato trovato vicino a due pali della luce. È steso sulla schiena, le braccia distese poco distanti dal corpo. Le gambe sono incrociate. La borsa è poggiata in piedi di fianco a lui, come se qualcuno l’avesse sistemata in bella vista. Dentro c’è una rivista di modellismo, “tutto treno”, fogli sparsi su cui scriveva impegni e cose da fare su fogli svolazzanti e una chiave da macchinista, di quelle usate per aprire le porte dei treni.

Il colpo è stato sparato da dietro, da una distanza di circa 40 – 50 cm. Considerando la pistola, è strano che nessuno abbia sentito nulla. La polizia ha ipotizzato l’uso di un panno bagnato come silenziatore ma non si sa con certezza. La traiettoria va dalla parte destra della nuca, fino a sotto l’occhio sinistro, dove il proiettile si è fermato. Il colpo è partito da dietro, dal basso e dalla destra di Duilio.

Ipotizzando possa essersi girato per il contraccolpo, questo spiegherebbe le gambe incrociate, e porterebbe a pensare che fosse appoggiato al palo della luce quando l’assassino si è avvicinato da dietro. Magari si era appoggiato al palo, lasciando la borsa per terra lì a fianco, in attesa del treno.

Duilio era alto 1,75 e per poterlo colpire in quel modo da dietro e dal basso, o è stato un esperto che ha sparato apposta così, col rischio di slogarsi la spalla, o una persona di circa 10-15 cm più bassa di lui.

La stranezza più grande è che poteva essere ucciso in moltissimi posti isolati ma il killer ha scelto una stazione, in pieno giorno, di domenica, un modus operandi particolare.

Cosa non torna nella vicenda?

La rivista che Duilio aveva in borsa non esiste. Mi spiego meglio. L’edizione con il titolo in rosso è stata pubblicata ma la copertina non era quella. La casa editrice conferma che la copertina visibile nella foto della scena del crimine non è quella della rivista pubblicata con il titolo rosso. Su questo posso averne piena certezza. Ho spulciato personalmente tutto l’archivio delle edizioni e la scritta del titolo è sempre stata bianca tranne in pochissime edizioni ma nessuna corrisponde a quella che si intravede nella foto.

Un dettaglio della copertina della rivista tutto Treno, presente nella borsa di Duilio.

Può essere che Duilio per via della sua passione dei treni si sia imbattuto in qualche vicenda criminale? Aveva una chiave da macchinista, forse regalo di qualche amico. Potrebbe essersi spinto a salire di nascosto su qualche treno, trovando carichi strani? Ci sono stati diversi traffici di droga che usavano i treni abbandonati nelle stazioni come depositi per la droga.

La pista dei servizi segreti? Nessuna spia rivelerebbe di esserlo, specialmente ad un uomo a cui si porta via la moglie. Duilio era solo un gran burlone e si era preso gioco del maresciallo probabilmente. Era un uomo silenzioso e riservato ma sapeva fare battute taglienti nel momento giusto.

Le auto di grossa cilindrata, anche straniere, si possono spiegare facilmente. All’epoca gli appassionati di modellismo non avevano internet a disposizione e spesso si dovevano recare di persona per studiare, fotografare e riprodurre certe miniature. Lo ha fatto Duilio, andando a Londra anni prima, per studiare il Tunnel della Manica, così come altri amici appassionati potrebbero essere andati a salutarlo e parlare della loro passione comune.

Gli appunti personali contenevano numeri di telefono di amici e conoscenti e impegni del tenore di “accarezzare Blu” (il cane). Oltre al portafogli aveva anche una copia de “Il Messaggero” comprato quella mattina.

E oggi?

Oggi questo mistero compie 27 anni. Non si sa se e quanto la pista indicata dal tassista sia stata seguita. Si sa che hanno sempre tenuto sotto controllo l’agenzia investigativa dei due fratelli per molto tempo, senza molti esiti. Poco altro è stato fatto per dare giustizia alla famiglia e ai due figli, oltre alle due donne della sua vita.

L’unica certezza è che qualcuno ha agito studiando la sua routine, i tempi ed i modi e ha deciso di agire in stazione per un preciso motivo, per opportunità o per mandare un messaggio a qualcuno.

Il 20 febbraio 1995 avrebbe compiuto 53 anni ma è morto otto giorni prima per mano ignota. Il suo caso è l’ennesimo mistero in quel porto di nebbie che è Roma.

Oggi Duilio non ha ancora avuto giustizia e lo voglio ricordare sorridente e felice, come in questa foto.

Immagine di Duilio Saggia Civitelli di pochi anni prima.

Pubblicato da criminalmotive

Dottoressa in scienze e tecniche psicologiche, appassionata di criminologia.

2 Risposte a “Duilio Saggia Civitelli – Morte in stazione”

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