Le doti investigative 

Le doti investigative sono quelle intuizioni che gli inquirenti hanno durante un’indagine. Diversi studiosi hanno cercato di capire come mai oggi ci siano meno casi risolti rispetto al passato nonostante l’avanzare tecnologico. Uno dei fattori che causa questo aumento di casi irrisolti sembra sia proprio la mancanza di intuito da parte degli inquirenti. Ci si affida così tanto alla tecnologia e ai mezzi moderni che spesso si dimentica la casistica e l’intuito. A volte è intuito, altre volte è il pensiero logico ma sono fondamentali per arrivare a risolvere un caso che sembra impossibile. Ve ne avevo parlato altre volte e oggi ve ne scrivo ancora.

Un esempio di caso 

Il 13 settembre del 1988 è un giorno come un altro per due giovani ragazzi di Varese. Vanno a fare un giro in cerca di funghi su una collinetta nella località “Convento Vecchio”, poco lontano dal quartiere Bizzozzero di Varese. Sono le 16, erano appena partiti, quando notano un corpo lungo un ruscello puzzolente. 

Il caso di Lidia Macchi, ancora oggi irrisolto, è ancora una ferita fresca per tutta Varese. Il sostituto procuratore è lo stesso del caso Macchi ma la popolazione ha fiducia in lui. Sa fare il suo lavoro e riuscirà a trovare il colpevole. 

La giovane donna ha i jeans abbassati alle caviglie. La camicetta è alzata a livello del collo. Ha moltissimi lividi e segni di bruciatura a un braccio. È deceduta per strangolamento e questo pare evidente a tutti quanti intervengono sulla scena. 

Abate riesce a mantenere il silenzio stampa fino a giovedì ma poi i giornali iniziano a scrivere del caso. Non si può non parlarne ma questo non piace al sostituto procuratore, si rischia di compromettere le indagini. 

Chi è la vittima? 

Il corpo è di Donata Giordano, 23 anni. La ragazza abita poco lontano insieme ai genitori, in via Guicciardini, verso l’ospedale di Bizzozzero. Viene descritta da tutti come una brava ragazza, acqua e sapone, senza grilli per la testa. 

Lavorava come camiciaia in un laboratorio fra Mendrisio e Stabio, nel Cantori Ticino. Faceva la pendolare come tante altre giovani della sua età. A Natale si era comprata un’Alfa Romeo 33 per poter dormire di più e non essere vincolata agli orari degli autobus.  

Non aveva un fidanzato. Dopo una recente delusione amorosa, aveva iniziato a pensare di più a sé stessa. Aveva tanti amici conosciuti al bowling o a ballare ma nulla di serio. 

Donata aveva ricevuto una telefonata domenica ed era uscita alle 14:30 circa. Aveva lasciato le chiavi ad un vicino dicendo che sarebbe tornata per cena. A cena non si era vista e i genitori avevano iniziato subito a cercarla ma senza successo. Erano passati anche dal boschetto dove è stata trovata martedì ma non avevano trovato nulla. 

La macchina di Donata viene ritrovata sulla corsia d’emergenza della Milano – Laghi, nei pressi di Busto Arsizio, quindi abbastanza distante. Le chiavi sono poggiate sul cruscotto e nessun biglietto o altro. 

L’unica dichiarazione rilasciata dal sostituto procuratore ai giornalisti è stata: “Il caso è molto difficile, gli assassini hanno avuto 48 ore di tempo per far perdere le tracce”. 

Chi ha ucciso Donata? 

In meno di una settimana il caso viene risolto. Non avevano dato troppa retta a genitori e parenti, avevano indagato in totale libertà e senza la stampa a rischiare di compromettere le indagini. Il 20 settembre viene annunciato sui giornali che il killer era stato individuato e arrestato.  

Il killer è Carmine Giordano, non è parente ma amico di Donata. Ha 21 anni e vive in un quartiere popolare poco lontano da quello di Giordana. Carmine e Giordana si erano conosciuti pochi mesi prima, dopo la delusione amorosa di Giordana. I due si vedevano per fumarsi insieme gli spinelli. Pare che lei comprasse la droga che poi fumava insieme a Carmine. L’acquistava lei perché lui non aveva un lavoro stabile per potersela permettere. 

Quella domenica Carmine l’avrebbe invitata verso le 18 a fumare insieme e lei avrebbe colto l’occasione per chiedergli di saldare un debito di 300.000 lire. I due hanno iniziato a litigare e lei gli avrebbe dato degli schiaffi. Lui le avrebbe messo le mani al collo per la rabbia. Lei si sarebbe divincolata ma nel cercare di scappare via sarebbe inciampata e avrebbe battuto la testa contro un sasso. Sarebbe morta così. La droga sarebbe stata acquistata da un trentatreenne di Varese e sembra che Donata gli dovesse 2 milioni di lire. 

Questa la versione di Carmine. Il racconto suona strano dato che sotto il materasso di Donata i genitori hanno rinvenuto 3 milioni di lire e l’auto l’aveva acquistata a Natale in contanti. Suona ancora più strano che sia stato un incidente dato che mancavano la borsetta e anche un girocollo. 

Le doti investigative sono fondamentali?

Come la polizia lo ha individuato? Hanno fatto una retata tra i drogati e giovedì ne hanno portati diversi in questura. Tra questi c’era Carmine che diceva di sapere chi fosse il killer, dando persino un numero di targa. Ovviamente era tutto inventato e dopo un lungo interrogatorio, ha confessato la morte incidentale ma lui venne arrestato comunque con l’accusa di omicidio volontario. 

La stampa ha perso presto l’attenzione per questo caso, come è successo con altri; quindi, non so se sia stato condannato e a quanto. Quello che mi preme far capire è quanto è stato importante in questo caso indagare anche tra i drogati della zona, vista l’assenza della borsa e del girocollo. Questa intuizione ha portato ad individuare il colpevole in pochissimo tempo. Si sa che più tempo si passa ad indagare e più diventa difficile individuare il colpevole ma in questo caso l’intuizione ha portato a risolvere il caso in pochissimo tempo. 

Viene quindi da chiedersi se non sia il caso a volte di indagare seguendo il fiuto investigativo invece di rimettersi totalmente alla tecnologia e agli strumenti moderni. Avevo parlato di un argomento correlato, quello delle morti equivoche, in un altro articolo.

Pubblicato da criminalmotive

Dottoressa in scienze e tecniche psicologiche, appassionata di criminologia.

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