Snuff movies 

Snuff movies è la tematica che ogni tanto torna sul web, con domande che non sempre riescono ad avere risposte certe o che spesso hanno risposte così strane che non sembrano appartenenti a questa realtà. Andiamo per ordine e vediamo di cosa si tratta. 

Snuff movies: cosa sono? 

Gli snuff movies, o films, sono nel pensiero comune una tipologia di film che intenderebbe mostrare torture perpetrate nei confronti di altri esseri umani fino ad arrivare all’omicidio e che verrebbero commercializzati per scopi commerciali. La categoria sarebbe nata negli anni ‘70 nel pensiero comune, collegando il termine snuff ad una particolare nicchia clandestina che trafficava film su eventi reali di torture e omicidi. 

Secondo questa cosiddetta leggenda metropolitana, il primo film di questa corrente sarebbe il film Snuff (1976). Il film, diretto da Michael Findlay e Horacio Fredriksson, doveva essere un film basato sugli omicidi della famiglia Manson del 1969. Questo film è stato pubblicizzato come reale e anche per questo si dice che sia stato il primo film snuff falsamente pubblicizzato come vero. Il film ha scatenato una grandissima controversia sia per la pubblicizzazione come vero sia perché ha portato un’indagine da parte del Procuratore Generale di New York. L’indagine ha poi dimostrato come si trattasse di un falso.  

La storia del film Snuff ha portato ad alimentare la leggenda metropolitana sui film di questa corrente, al punto che ancora oggi moltissimi sono convinti si tratti sempre di film e storie inventate. Ma è davvero così? 

Oggi sappiamo che i filmati con torture e omicidi reali esistono nel web ma spesso sarebbero stati diffusi per scopi personali degli assassini, fama e notorietà, oppure per informazione e non per scopi commerciali. Una diffusione per informazione può essere il caso di una esecuzione in pubblica piazza. Un film, per essere snuff, dovrebbe essere diffuso per scopi di guadagno o per divertimento e basta. Anche se non concordo molto con questa definizione, cerchiamo di capire se esistono o se siano mai esistiti. 

Snuff movies nella storia 

Il termine snuff in inglese viene usato per indicare la fiamma di una candela che viene spenta poggiandovi qualcosa sopra. In inglese americano il termine viene usato per indicare il tabacco da sniffo. In questo caso, gli snuff movies sono stati definiti tali in base all’utilizzo che ne venne fatto dai ceti più bassi della società inglese: morire in modo accidentale o per malattia in poco tempo. 

Il macabro nella storia cinematografica ha radici molto profonde, che risalgono alla nascita della fotografia, precursore quindi del cinema. Come avevo scritto nell’articolo sulla storia della fotografia, essa venne considerata una forma di rappresentazione della realtà e non arte. Il genere snuff potrebbe essere quindi indirettamente collegato con la necessità delle persone di vedere anche questo nei film, non solo amori, commedie o simili ma spaccati di realtà, anche quella più brutale. 

La necessità di vedere cose macabre da parte delle persone viene però solitamente soddisfatta dal genere gore. Questo è un sottogenere del genere horror ed è molto diffuso sul web. A volte in questa categoria vengono fatti rientrare anche video di esecuzioni, omicidi e torture ma vengono commercializzati per intrattenere quindi non sono tecnicamente film snuff. 

Leggenda metropolitana o no? 

Quasi tutti si ostinano a ripetere come un mantra che i filmati snuff non esistono e che sono solo un’invenzione, una leggenda metropolitana. A seconda delle zone dove se ne parla, si indica con certezza una zona precisa per la loro realizzazione e una zona precisa di destinazione del commercio. 

Ad esempio, se si chiede di tali film negli Stati Uniti, moltissimi diranno che sono film prodotti e commercializzati nel Sud America per soddisfare le richieste dei cittadini statunitensi. Se la stessa domanda viene posta in Europa, molti indicheranno come zona di produzione i paesi dell’Europa orientale e una loro commercializzazione nella zona occidentale.  

A rigor di logica le zone di produzione e di commercializzazione sembrano direttamente collegate a quelle che sono le zone di traffico di esseri umani. Basti pensare ad esempio a quante minorenni vengono trafficate dai paesi dell’Est verso l’Europa Occidentale per motivi di sfruttamento della prostituzione. Lo stesso ragionamento vale per gli stati del Sud America e per tutte le donne trafficate oltre i confini verso gli Stati Uniti d’America. 

Se quindi la leggenda metropolitana ha alla sua base alcune cose vere come la presenza di video reali di omicidi o torture e zone ben definite, è possibile concludere che qualcosa di vero ci sia alla base? 

Video e film distribuiti illegalmente 

Esistono ancora oggi in circolazione moltissimi filmati di torture ed omicidi che sono reali. Se togliessimo il parametro di una commercializzazione per soli scopi economici, avremmo diversi titoli facilmente identificabili. Basti pensare ad esempio alle riprese fatte da Luka Magnotta, ancora oggi facilmente individuabili sul web e visibili. Se invece volessimo considerare come imprescindibile la caratteristica dello scopo economico, ne potremmo identificare alcuni online? 

È difficile oggi come oggi identificare questi tipi di filmati commercializzati a causa degli ambienti in cui agiscono. Oggi non esistono gruppi fisicamente in contatto tra loro e circoscritti ad una determinata zona, ad eccezione di gruppi molto contenuti e relegati a zone precise che non riescono più a farla franca come avveniva molti anni fa. Oggi questi gruppi sono distribuiti in tutto il mondo e comunicano attraverso canali protetti sfruttando i canali di comunicazione moderni che hanno abbattuto le barriere fisiche. 

Internet – un mondo sommerso 

Per capire come agiscono oggi questi gruppi, bisogna capire il mondo del web. Dobbiamo immaginarlo come un iceberg. La parte che tutti noi frequentiamo quotidianamente, è quella del web in superficie, la punta dell’iceberg fatta di motori indicizzati e siti a cui si arriva con motori di ricerca diffusi e ufficiali. Esiste poi una parte sommersa, il deep web. Questa parte dell’iceberg costituisce tra l’89% ed il 96% del web e comprende tutto quello che tutti noi facciamo quotidianamente online (messaggi, mail, ecc.). Per accedere al deep web basta poco, basta il motore di ricerca giusto o conoscere l’indirizzo dove questi dati sono presenti. Non serve un hacker esperto per raggiungere queste informazioni, diciamoci la verità. 

Infine, c’è il dark web. È una minuscola parte del deep web perché ha solo poche decine di migliaia di indirizzi non indicizzati. Questa parte è difficile da raggiungere sia per i curiosi che per le forze dell’ordine. Servono software specifici per nascondere la propria identità e per poter raggiungere e navigare gli indirizzi desiderati. Qui vengono commercializzati prodotti di ogni genere, dalle droghe ai farmaci, arrivando persino al traffico di esseri umani. Moltissimo spazio viene dedicato alle truffe, all’hacking non etico e ad altre manomissioni dei dispositivi elettronici. Una delle parti meglio nascoste e gestite riguarda però il traffico di materiale pedopornografico che frutta ogni anno flussi enormi di valuta in tutto il mondo. 

Se desiderate avventurarvi in questo mondo, ve lo sconsiglio caldamente a meno che non siate particolarmente bravi a proteggervi da hacker e attacchi informatici perché basta davvero poco a perdere un dispositivo in modo definitivo o rimanere senza nemmeno un centesimo sui conti. Senza parlare delle truffe che ci sono su alcuni prodotti venduti su queste piattaforme. 

Vediamo ora il lato oscuro del web, quello che davvero interessa. 

Domanda e offerta nel dark web 

La pedopornografia è un reato ed è previsto e punito come tale ormai in tutte le nazioni. Se nel 2011 circa si stimava una pubblicazione di almeno 200 fotografie al giorno, oggi questi numeri sono diventati esponenziali. 

Nel dark web c’è la piazza dove spesso si incontra domanda e offerta. L’offerta può essere soddisfatta da predatori che riescono a scattare le foto di nascosto a vittime ignare o che riprendono i propri abusi su minori. Le vittime ignare possono essere minori ripresi di nascosto in luoghi pubblici e che si ritrovano poi postati online.  

La domanda è vasta e varia. Possono essere: pedofili con già condanne alle spalle che sentono il bisogno di soddisfare le proprie pulsioni attraverso materiale online; insospettabili che si stanno avvicinando a questo mondo o che cercano soddisfazione solo attraverso questo canale; soggetti che utilizzano questo materiale per andare a ricercare vittime dal vivo; persone che utilizzano il materiale per andare in cerca dei soggetti ripresi. Quest’ultimo punto non è così improbabile perché bastano davvero pochissimi strumenti alla portata di tutti per risalire ai metadati o alla localizzazione precisa di uno scatto e quindi alla successiva identificazione del minore ripreso. 

Ad esempio, raramente un genitore presta attenzione a qualcuno che scatta foto in spiaggia perché potrebbe sembrare una situazione normale ma vi invito ad iniziare a prestare attenzione a queste situazioni. In ogni caso, ricordo che è vietato riprendere o fotografare minori senza un consenso esplicito da parte dei genitori. Questi scatti potrebbero essere venduti online ma chi li acquista potrebbe benissimo identificare luogo, data e ora e cercare di risalire al minore presente nello scatto e cercare di avvicinarlo. Non sono scenari improbabili o assurdi perché purtroppo esistono davvero ma non fanno notizia per evitare panico o allarme generale nella popolazione. 

Un caso italiano – Sleeping Dogs 

Non sto facendo riferimento al videogame per caso ma perché il nome dell’operazione è stato scelto proprio per il luogo della nascita dell’operazione. In tutte le nostre interazioni online, anche nei videogames, ci imbattiamo in individui sotto copertura. In questo caso specifico un poliziotto è riuscito ad avvicinare un altro giocatore online del gioco, chiedendo aiuto sui trucchi del gioco. Parlando e conquistando la sua fiducia a partire dal 2010, è riuscito a entrare nella cerchia riservata. La cerchia però non parlava del gioco ma commercializzava immagini pedopornografiche sia per i membri del gruppo che esternamente ad esso. 

L’operazione è durata ufficialmente dal 2011 al 2014, portando a 15 arresti in totale. Dei 15 arrestati, 10 sono stati posti in stato di arresto. Non esiste un vero identikit per questi soggetti, difatti il gruppo era variegato. I soggetti avevano un’età compresa tra i 24 ed i 63 anni con due soggetti sposati e due separati, tutti con figli. Il gruppo era variegato: impiegati di banca, liberi professionisti, operai specializzati. Tutti residenti nel Nord o nel Centro (Lazio). Due soggetti dei 15 erano già stati denunciati in passato per abuso e maltrattamenti in famiglia e detenzione di materiale pedopornografico.

 

Le vittime erano minori di età compresa tra i 3 ed i 10 anni. In pochissimo tempo sono stati tutti individuati, localizzati e posti in salvo, messi al sicuro. Solo uno degli abusanti era parente delle vittime. 

Per questa operazione si sono ottenute in poco tempo condanne definitive con pene tra i 5 ed i 7 anni. 

L’operazione, come potete immaginare, non si è conclusa solo con gli arresti. Questi gruppi sono solitamente una piccola parte in un mare più grande ma di queste operazioni non sempre si viene a sapere qualcosa. Questi inquirenti non lavorano per la fama o per la gloria, agendo sempre nell’ombra per non compromettere future possibilità di indagine. Queste indagini non ottengono mai notorietà sulla stampa per evitare di compromettere le indagini e per tutelare le vittime. 

Un caso italiano di snuff movies? 

Nel caso precedente, gli scambi non erano solo di immagini come avete potuto immaginare ma anche di video che venivano eseguiti più per intrattenimento personale che per la sola commercializzazione. È esistito secondo voi un caso italiano di snuff movies commissionati e quindi creati solo per un ritorno economico? Si, con anche un coinvolgimento di soggetti italiani. 

La storia ha inizio nel 2000 quando del materiale viene analizzato alla dogana da parte delle autorità. Materiale video proveniente dalla Russia che aveva fatto insospettire il personale. Questo materiale era difatti composto da filmati di violenze, torture e omicidi nei confronti di minori che doveva giungere nel Regno Unito per poi essere distribuito ai “consumatori finali”. 

Con non poca fatica, viene individuato il destinatario del materiale e anche il produttore grazie al duro lavoro del MI5. Il destinatario viene immediatamente arrestato e isolato per evitare che potesse compromettere l’operazione. Il produttore viene identificato come Dmitri Vladimirovich Kuznetsov, 30 anni ed ex meccanico che viveva a Mosca. 

È la seconda operazione del 2000 di questo stampo e di questo tipo perché poche settimane prima erano già stati fatti degli arresti per lo stesso tipo di traffico. Questa operazione ha portato ad una dozzina di arresti nel Regno Unito per i consumatori/distributori ma si scoprirà poi che 3.000 di queste riprese erano destinate al mercato italiano. Ci furono anche tre complici statunitensi in questo traffico. 

In Italia vengono fatti circa 300 arresti in tutta Italia, tutti collegati a questa particolare operazione per le circa 3.000 pellicole. Alcuni clienti avevano richiesto l’omicidio delle vittime dopo le torture richieste, pagando tutti profumatamente la propria richiesta per ottenere il video desiderato. Di questi arresti non si è più saputo nulla se non che si trattava di persone di una certa importanza tra avvocati, magistrati, liberi professionisti e soggetti che potevano spendere migliaia di dollari o sterline per queste richieste. 

Le vittime erano bambini di strada, spesso orfani, a cui veniva promessa una piccola somma e attirata nei luoghi di realizzazione dei video. Spesso venivano pagati per attirare a loro volta altre vittime. 

In Russia ci furono tre arresti. Dmitri Vladimirovich Kuznetsov e Dmitri Ivanov non si fecero nemmeno un giorno di prigione grazie all’amnistia concessa a causa delle carceri sovraffollate. Il loro complice, Andrei Minaev, si fece 11 anni di carcere probabilmente perché nei video in cui lui era attore principale ci furono anche decessi di minori. 

Conclusione – Se negli anni a cavallo tra il 2000 ed il 2001 si era riusciti ad organizzare un traffico del genere di snuff movies, possiamo solo immaginare cosa abbiano potuto creare oggi con il pagamento in criptovalute, quasi impossibile da rintracciare e con mezzi di comunicazione criptati attraverso piattaforme nascoste. 

A prescindere da tutto, onore a quegli uomini dello Stato che lavorano per tutelare i minori e che sono costretti a visionare e fingere per portare a casa giustizia per tutti noi. Un lavoro senza fama e senza gloria ma che reputo importantissimo. Onore a voi, se mai leggerete queste parole. 

Alcune fonti:

https://www.europarl.europa.eu/news/en/headlines/security/20110218STO13923/meps-websites-with-child-pornography-should-be-inaccessible-across-eu

https://www.theguardian.com/uk/2000/oct/01/ameliagentleman.philipwillan

Documentario YouTube – link

Pubblicato da criminalmotive

Dottoressa in scienze e tecniche psicologiche, appassionata di criminologia.

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