Luigi e Liliana 

Luigi e Liliana 

Luigi e Liliana – La strana morte di Luigi Pilato ricorda sotto molti punti di vista il caso di Liliana Resinovich. Di Liliana ho parlato in molte occasioni sul canale YouTube, qui il video più recente in merito. Del caso di Luigi Pilato invece non ne ho mai parlato ma ve ne parlo oggi. Potete pensare ciò che ritenete più opportuno ma i due casi sono troppo simili e poi scoprirete come mai, soprattutto ho trovato un caso simile nella storia criminologica, italiana tra l’altro, dato che molti hanno sostenuto casi come quello di Liliana non siano mai accaduti e non siano presenti in letteratura.

Chi era Luigi Pilato? 

Un pescatore è sugli scogli in corrispondenza del fiume Roia quando a un certo punto vede un braccio. Sono le 11 del 10 ottobre 1996 quando si avvicina e capisce che si tratta davvero di un corpo. Luigi Pilato è il deceduto. Ha 47 anni ed è praticamente incensurato, ad eccezione di un piccolo episodio avvenuto nei primi anni Settanta. 

Fonte La Stampa

Luigi era arrivato a Torino nel 1977 e abitava in piazza Cimarosa. Ha sempre lavorato con piccole attività ma a luglio del 1996 si era messo in proprio. Aveva rilevato un’attività di installazione di autoradio con sede in via Salbertrand 76, un negozio dove lui stesso aveva lavorato. Dal 3 settembre 1996 era iscritto all’Albo degli artigiani. Tutto questo si è scoperto subito perché aveva con sé il tesserino sanitario.  

Luigi è tra gli scogli, ricoperto di due sacchi neri della spazzatura integri. Il cadavere è in avanzato stato di decomposizione e si stima subito una data del decesso risalente ad almeno una settimana o dieci giorni prima del ritrovamento. Luigi sembra sia stato colpito con un corpo contundente alla tempia sinistra e poi soffocato con un sacchetto dato che c’è anche una corda al collo. Sicuramente era stato gettato in acqua ma le mareggiate dei giorni precedenti lo avevano riportato verso riva e allora come mai i sacchi sono integri? 

A Torino i vicini lo descrivono come schivo e solitario mentre nella pizzeria a fianco all’attività si presentava spesso con i clienti e si divertiva a cantare le canzoni di Baglioni e Battisti. Pochi sapevano che sognava di andare a Sanremo, che suonava la tastiera e che spesso faceva serate in tutta la Liguria. 

L’ultimo giorno di Luigi 

Luigi la sera di venerdì 27 settembre 1996 alle ore 19 circa era andato a consegnare l’auto di una cliente. Le aveva montato un antifurto e aveva ricevuto 400.000 lire per il lavoro. Messi i soldi in tasca, era risalito sulla sua auto e si era diretto verso casa. A bordo della Panda bianca targata Aosta era tornato a casa e da lì era scomparso nel nulla lasciando alcune luci accese. 

Fonte La Stampa

Sabato 28 settembre non ha aperto l’attività ma nessuno si era preoccupato, poteva essere fuori città. I negozianti vicini pensavano non stesse bene dato che sapevano che Luigi da qualche tempo soffriva di ulcere.  

Solo martedì 1° ottobre si preoccupano e contattano il fratello, Giuseppe Pilato, per avvisarlo della scomparsa. A quel punto sono andati a cercarlo a casa e vedendo le luci accese hanno chiamato i Vigili del Fuoco. Questi sono riusciti ad entrare da una finestra ma non hanno trovato nulla. Nessun segno di lotta, nessun segno di Luigi ma aveva lasciato le chiavi nella serratura e l’auto era posteggiata sotto casa. Il portafogli è a casa con ancora le 400.000 lire dell’ultimo lavoro. 

Chi o cosa hanno spinto Luigi a uscire così di fretta, senza nemmeno prendere le chiavi di casa? Luigi ha dei parenti a Ventimiglia in frazione Latte o Mortola ma perché avrebbero dovuto portarlo fino a lì? 

Le prime indagini 

Gli inquirenti convocano subito tutti e quattro i fratelli di Luigi per sentirli, anche quello che vive in Inghilterra. L’autopsia porta a sospettare di qualcuno molto vicino a Luigi dato il modo come è stato ucciso. L’omicida ha prima drogato Luigi con del Roipnol diluito in una bevanda, poi lo ha aggredito alla nuca e al corpo, per soffocarlo con un sacchetto stretto con una corda e infine buttarlo coperto da due sacchi della spazzatura. Durante le varie perquisizioni da fratelli, cognate e altri conoscenti, gli inquirenti trovano alcuni sacchi dell’immondizia compatibili con quelli in cui è stato trovato Luigi. 

La pista familiare però viene subito accantonata in favore della pista del suicidio a causa di un giro di usura in cui Luigi sarebbe finito. Il medico legale, Luca Tajana infatti, è il primo a parlare dell’ipotesi del suicidio. Il medico legale individua dei granelli di pepe nello stomaco di Luigi e questo potrebbe essere compatibile con l’ultimo pasto stimato. Nella tasca dei pantaloni c’è uno scontrino di una paninoteca di via Nizza, vicino alla stazione di Porta Nuova, per l’acquisto di un panino la sera della scomparsa. La sera del 27 settembre aveva acquistato quattro panini al salame e non potevano certo essere tutti per lui. Gli inquirenti pensano subito agli usurai perché a marzo del 1996 Luigi aveva chiesto un prestito ad una finanziaria ed era in arretrato di alcune rate.  

Se davvero Luigi si è ucciso, che fine ha fatto la tastiera che usava per suonare nei vari locali? Chi l’ha fatta sparire e perché?  

Come nel caso di Liliana Resinovich, anche per Luigi gli inquirenti trovarono di fianco al cadavere una bottiglia con della saliva e dei capelli. Materiale che viene analizzato per capire se siano di qualcuno collegato alla vicenda o meno. Gli esami del DNA danno esito negativo perché le tracce sulla bottiglietta sono proprio di Luigi. 

Suicidio o omicidio? 

Gli inquirenti erano inizialmente per la pista dell’omicidio in ambiente familiare o amicale, anche per la presenza di alcuni parenti a Ventimiglia, tra cui un fratello a Mortola. In poco tempo, dopo le parole del medico legale, cambiano parere e iniziano a guardare verso la pista del suicidio. 

Va detto che circa vent’anni prima del decesso, Luigi Pilato aveva tentato di suicidarsi quando viveva ancora a Palermo. In realtà gli inquirenti hanno comunque dei dubbi sulla pista del suicidio. Perché scegliere Ventimiglia, la foce del Roia in particolar modo, scappando di casa e lasciando tutto a casa, incluso il portafoglio? Da dove avrebbe potuto reperire il Roipnol per farla finita? 

I sacchi della spazzatura purtroppo sono molto comuni, sono gli stessi usati per i bidoni cittadini grandi. Sacchi a cui Luigi aveva facile accesso, così come i parenti che abitavano a Mortola e il fratello che si stava preparando per un trasloco da Torino. 

La cosa anomala è che Luigi è scomparso ufficialmente la sera del 27 ma l’omicidio risalirebbe alla sera del 29 o del 1° ottobre. Dove avrebbe passato quei due giorni e con chi? 

Luigi e Liliana 

Ora che vi ho scritto del caso di Luigi, penso abbiate notato tutti voi le somiglianze assurde tra i due casi. 

Entrambi avevano indosso tre sacchi. Uno serviva per coprire la testa ed era chiuso con una corda. Gli altri due sacchi sono stati usati per coprire il corpo, uno per la parte superiore e uno per la parte inferiore. 

Di fianco ad entrambi i cadaveri c’era una bottiglietta. Nel caso di Luigi era servita per ingerire le pastiglie di Roipnol mente nel caso di Liliana non è ancora stato chiarito come o perché. 

Entrambi sono usciti di casa in gran fretta come se avessero un appuntamento che non poteva essere rimandato. Mentre Luigi ha lasciato chiavi e portafogli a casa, Liliana ha preso solo le chiavi. Entrambi avevano consumato un ultimo pasto con qualcosa di molto gradito. Nel caso di Luigi quattro panini al salame mentre Liliana del dolce con l’uvetta. 

Per Luigi si parla di usurai, soprattutto per via delle rate ancora da pagare con la finanziaria. Nel caso di Liliana invece non vi erano problemi di soldi, semmai il contrario, vi erano persino troppi soldi che giravano.  

Entrambi poi sono stati trovati distanti da casa in posti che avevano frequentato anche in passato. Nel caso di Luigi per le serate in riviera e nel caso di Liliana per le passeggiate con il marito ed i vicini. 

Nel caso di Luigi la pista familiare è stata quasi subito abbandonata mentre nel caso di Liliana non sembra sia stata approfondita con dovizia di particolari come invece avrebbero dovuto fare gli inquirenti. 

Entrambi aveva una sorta di ecchimosi sulla tempia sinistra e alcuni piccoli segni sul corpo. In tutti e due i casi c’è stata una morte causata dal sacchetto chiuso sulla testa e dal cedimento cardiaco. 

Il caso di Luigi è stato ufficialmente archiviato come suicidio nel 1997 mentre per quanto riguarda Liliana ad oggi le indagini risultano prorogate. 

È strano come la pista dei sacchi neri sia stata sottovalutata in entrambi i casi. Speriamo che almeno nel caso di Liliana venga fuori tutta la verità perché per il caso di Luigi ormai è tardi. 

Pubblicato da criminalmotive

Dottoressa in scienze e tecniche psicologiche, appassionata di criminologia.

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