Un mistero a Bordighera 

Un mistero a Bordighera aleggia nell’aria da moltissimo tempo. Si tratta di una donna uccisa e ritrovata in mare che non è mai stata identificata e che ancora oggi attende giustizia ma partiamo dall’inizio. Del suo caso ne ha parlato di recente solo una giornalista, Vincenza Trentinella. Era riuscita a riaprire il caso ma per ora non si è saputo nient’altro. Solo pochi anni fa si è riusciti inoltre ad arrivare a seppellire la giovane donna e hanno usato Mira come nome sulla sua lapide. Di altre donne sconosciute e mai identificate ne ho parlato in altre occasioni, tra cui in questo articolo.

Il mistero inizia – il ritrovamento 

Al largo di Capo Sant’Ampelio quattro sub si stavano preparando per una battuta di pesca alle 9 del mattino del 24 settembre 1995 quando ad un certo punto videro qualcosa galleggiare in acqua. Avvicinandosi hanno notato che era in realtà il corpo di una persona, più precisamente di una donna. Avvisano subito via radio e per il recupero interviene la Capitaneria di porto di Sanremo. 

Da La Stampa, articolo sul ritrovamento del corpo

Viene subito scritto sui giornali che si tratterrebbe di una donna di 25 anni circa e di colore. Il medico legale parla subito di annegamento ma c’è anche una brutta ferita alla testa che sicuramente può aver contribuito. La sua morte risale al massimo a 24 ore prima, non di più. 

La ragazza indossa alcuni vestiti e alla caviglia sinistra ha una cavigliera d’oro. I capelli sono neri e lunghi, ondulati, crespi. Ha la pelle olivastra e i tratti del viso lasciano pensare a una donna maghrebina, tunisina, algerina o marocchina. 

Unica foto pubblica della giovane

Le prime indagini 

In poco tempo il medico legale capisce che le ferite alla testa sono due ma inferte con due corpi contundenti diversi. Viene subito ipotizzato che abbiano agito due persone sulla giovane. Dato che non ci sono segni di contraccolpi, la giovane aveva sicuramente la testa appoggiata su qualcosa di morbido quando è stata colpita o forse si trovava già in acqua. Non è stato di certo un incidente dato che non aveva bevuto e non risultava avesse fatto uso di sostanze stupefacenti. 

La prima ipotesi è che il corpo non è stato buttato da un’imbarcazione ma dalla spiaggia di Pian di Poma e che quindi sia arrivato a Capo Sant’Ampelio trascinata dalle correnti. 

La trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” ha parlato del suo caso in due occasioni diverse tra ottobre e novembre del 1995. Questo ha portato alla testimonianza di una persona che afferma di averla vista una settimana prima del decesso. Il testimone avrebbe visto la donna nel supermercato Standa all’estrema periferia di Sanremo, in compagnia di un ragazzo ed entrambi erano vestiti in modo elegante. L’ipotesi sarebbe quindi che la donna sia salita poi su una imbarcazione dove si sarebbe anche cambiata con i vestiti con cui è stata ritrovata. I poliziotti hanno preparato un parziale identikit del ragazzo che accompagnava la donna alla Standa: di età tra i 25 e i 30 anni, piuttosto alto (1,80-1,85 metri), di corporatura snella, capelli molto fitti, scuri e dritti sulla fronte. 

Gli inquirenti per settimane hanno indagato nel mondo della prostituzione, pensando a una giovane prostituta ma nessuna ha mai detto di averla vista in zona. Hanno ipotizzato che la donna si prostituisse solo nelle case private ma nemmeno questo ha portato all’identificazione. 

Una donna fuggita? 

Nello stesso periodo erano scomparse molte donne sia su suolo francese che italiano ma nessuna di loro risulta compatibile con la donna ritrovata. Una famiglia dell’Est identifica forse la propria figlia scomparsa ma alla fine il riconoscimento della salma dà esito negativo. Nessuno riconosce la donna e, fatta eccezione per il testimone della Standa, nessuno l’ha mai vista. 

Nessuno riconosce questa donna, è un fantasma. Ma come può essere un fantasma se la donna ha un figlio? Infatti, la giovane ha una cicatrice da cesareo vecchia di uno, massimo due anni. Vuol dire che ha partorito un neonato tra il 1993 ed il 1994, un adulto di circa trent’anni che non ha mai conosciuto la madre. 

Una donna dimenticata 

In pochissimi mesi si spengono i riflettori sul caso. Nel 2007 il caso viene archiviato, senza colpevoli e senza averla ancora identificata. 

Solo dopo tempo la giovane viene seppellita e a spese del comune con il nome Mira. Nome molto curioso, quasi come se sapessero che lei fosse di origini albanesi. Cosa altamente difficile dato che non sembra minimamente una donna di origini albanesi. 

Tomba della sconosciuta

Il caso è stato poi riaperto grazie a Vincenza Trentinella nel 2016 ma da allora non si è saputo più nulla. 

Articolo Secolo XIX in cui si parla della riapertura del caso

Non si sa se il DNA sia stato estratto ma le impronte digitali sì e fino al 2007 non hanno dato esiti. 

La situazione a Sanremo e Ventimiglia

La situazione sociale era molto difficile in quegli anni. La prostituzione stava dilagando insieme anche al traffico di sostanze stupefacenti. Le zone di confine sono sempre zone movimentate, soprattutto quando un certo gruppo criminale cerca di imporsi per il controllo della zona.

Nella metà degli anni Novanta le bande albanesi e dell’Est in generale cercavano di prendere il predominio rispetto ai gruppi criminali italiani e francesi, con veri e propri regolamenti ed esecuzioni.

La donna non poteva essere una prostituta perché almeno una delle lucciole avrebbe parlato, dando qualche indicazione per permettere di identificarla. Risulta molto probabile che nessuno la conoscesse davvero.

Il taglio cesareo potrebbe far pensare anche a qualche traffico di esseri umani anche per i parti dato che la legge francese è sempre stata molto restrittiva in materia. Questo potrebbe spiegare come mai nessuno sia riuscito a identificarla, potrebbe essere scomparsa in età molto precoce e mai identificata per questo. Oppure che sia stata ripudiata dalla famiglia per questo e che nessuno l’abbia cercata.

La caviglia al piede e il vestiario, insieme all’avvistamento presso la Standa, può far pensare a quello che oggi potremmo chiamare femminicidio.

Considerando tutti gli elementi disponibili fino ad oggi, le due piste più probabili sono il femminicidio per mano del compagno con cui era stata vista insieme una settimana prima del decesso oppure di un traffico di ragazze giovani per dei parti (madri surrogate).

La descrizione della donna e del vestiario 

Al momento del ritrovamento indossava: una maglietta a righe con etichetta “TOKYO CITY”; una felpa di cotone senza cappuccio con etichetta “MIDWAY SPORT STYLE”; una felpa di cotone con cappuccio con etichetta “OFF SHORE”; un paio di mutandine di raso e seta, taglia francese 38/40; un paio di calzini fantasia. Aveva una cavigliera d’oro alla caviglia sinistra. 

La giovane dimostra 25 anni ma l’età stimata è tra 20 e 30 anni. È alta 172 cm e pesa circa 60 kg. I capelli sono neri e mossi e la carnagione olivastra. Il taglio cesareo che ha è di circa uno o due anni precedenti il decesso. 

Chiunque dovesse avere informazioni può rivolgersi alle forze dell’ordine per segnalare quello che sa, soprattutto perché oggi un uomo o una donna potrebbero cercare la propria mamma da qualche parte. 

Pubblicato da criminalmotive

Dottoressa in scienze e tecniche psicologiche, appassionata di criminologia.

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