Omicidio in due tempi

Omicidio in due tempi è il caso di un duplice omicidio commesso a pochissimi giorni di distanza nel febbraio del 1991 e di cui ancora oggi non si conoscono le vere motivazioni e per i quali non è ancora stata fatta giustizia. Il caso è quello dell’imprenditore Adelmo Deotto e dell’infermiera Flora Zanin.

Titolo La Stampa, 8 febbraio 1992.

Omicidi in due tempi: I fatti

Adelmo Deotto nel febbraio del 1992 è un piccolo imprenditore facoltoso di Tolmezzo. È titolare di una piccola fabbrica di materiali elettrici, consigliere di amministrazione di una banca locale ed ex presidente della Pro Loco. Ha cinquant’anni quando il 1° febbraio viene ritrovato ucciso a colpi di pietra a Lignano Sabbiadoro, con un braccio bruciato. Si trova in una stradina fangosa dietro l’Aquasplash. Viene ritrovato quasi incaprettato, con mani legate dietro la schiena e anche le gambe legate.

Alcuni testimoni dichiarano di averlo visto in compagnia di Flora Zanin, la sua amante per molti anni. la sera del delitto erano stati insieme in un ristorante di Lignano. Lei aveva poi fatto una telefonata al figlio diciannovenne per dirgli che stava rincasando ma di lei si erano perse le tracce. Si pensa subito a un triangolo amoroso finito male, dato che era sparita l’auto di Adelmo, una Thema verde. L’auto però viene ritrovata il giorno dopo a Muggia, sugli scogli e semibruciata.

Il 7 febbraio viene ritrovata la donna con cui Adelmo stava passando quella strana serata, Flora Zanin. Lei è un’infermiera di Abano Terme, anche lei una vita tranquilla proprio come Adelmo. Era scomparsa il 1° febbraio e di lei si erano perse le tracce, si pensava fosse coinvolta in quella strana morte. Flora viene ritrovata alle foci del fiume Timavo, nel Villaggio del Pescatore di San Giovanni Duino, a 70 km da Trieste. Lei, come Adelmo, aveva mani e piedi legati da nastro adesivo e diverse bruciature sul corpo ma era ancora identificabile, si stima subito un decesso per strangolamento.

Le indagini dei due omicidi

Il sostituto procuratore di Trieste, Antonio De Nicolo, dispone l’autopsia, eseguita dal dottor Fulvio Costantinides. Il dottore subito stima un decesso risalente a poche ore prima del ritrovamento. Il dottor De Nicolo era già pronto a chiudere il caso come una triste fine di un triangolo amoroso ma si ricrede subito.

Il 7 febbraio, nelle stesse ore in cui Flora veniva uccisa, rientrava in Italia Egon Ferling, austriaco di 58 anni, il partner ufficiale di Flora. Egon, gestore di una piccola pensione a Lignano Sabbiadoro, dopo alcuni giorni di clandestinità all’estero, era rientrato per una lunga deposizione ai carabinieri, per chiarire la sua estraneità ai fatti. Viene infatti fermato proprio al confine e portato via per la deposizione. La deposizione del Ferling allontana la pista passionale dai sospetti del De Nicolo, Ferling infatti aveva continuato a chiamare sia i carabinieri di Udine che il figlio per dire che non c’entrava nulla con il delitto, anche se la sera del 1° febbraio lui era effettivamente presente a Lignano ma era anche andato via prima dell’ultimo avvistamento della coppia.

Viene quindi ripresa in considerazione la pista del racket o del traffico di armi dalla Slovenia o dalla Croazia. Non si arriva da nessuna parte, nonostante diversi sospetti e il caso cade nel dimenticatoio.

La svolta del 2002 – una soluzione agli omicidi?

A luglio del 2002 arriva una svolta da un pentito. Afferma di essere coinvolto, insieme ad altri due soggetti, nel duplice omicidio, commesso per un movente economico. Offre dettagli dei casi e sembra credibile. Il pentito è Giorgio Resch che confessa i delitti, l’idea di dar fuoco al corpo di Adelmo Deotto con il whiskey e la successiva uccisione di Flora dopo alcuni giorni di prigionia. Chiama in causa anche altri due, P.G. e L.C. ma il principale ideatore del piano sarebbe stato W.D.B., un goriziano morto pochi anni prima e che quindi non si sarebbe nemmeno potuto difendere.

W.D.B. era però davvero finito in carcere nel 1992 per alcuni giorni a causa di alcune dichiarazioni ma avendo subito ritrattato, venne scarcerato e uscì dalla rosa dei sospettabili. Il portafoglio di Deotto, sparito per dieci anni, viene ritrovato in un tombino vicino all’abitazione dell’ormai defunto W.D.B.

Giorgio dichiara che la Lancia Thema verde di Adelmo Deotto venne portata a Gorizia prima di abbandonarla definitivamente e bruciarla a Muggia. Anche questa dichiarazione viene accertata con riscontri.

Davvero un punto di svolta? A inizio 2003 viene richiesta una perizia psichiatrica per stabilire l’attendibilità di Giorgio Resch. La perizia conclude che Giorgio sarebbe «non totalmente incapace di intendere e di volere e quindi, se vuole, in grado di dire la verità».

Un triste epilogo

Giorgio Resch, 39 anni nel 2005, muore nella sua abitazione di Straccis il 15 aprile. La morte è così sospetta che il sostituto procuratore chiede che venga svolta l’autopsia e un esame tossicologico. L’anomalia più grande è che muore esattamente una settimana prima dell’udienza che doveva tenersi davanti al Giudice per le Indagini Preliminari per confermare quanto confessato.

Si era autoaccusato per l’omicidio di Adelmo Deotto, commesso insieme a P.G., mentre per l’omicidio di Flora Zanin, accusava sé stesso e L.C. Le rivelazioni di Giorgio Resch erano state confermate anche da W.D.B. poco prima di morire anche lui in carcere.

Il motivo di tanta crudeltà? Parrebbe un movente economico, 500.000 lire di bottino.

Visto il decesso di Giorgio Resch, la mancanza di prove o indizi, alla fine il duplice omicidio finisce per diventare un cold case, senza alcun colpevole.

Fonti: articolo La Repubblica, articolo Studionord, articolo Il Piccolo.

Pubblicato da criminalmotive

Dottoressa in scienze e tecniche psicologiche, appassionata di criminologia.

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