Criminologia e psicologia dei rapimenti

Criminologia e psicologia dei rapimenti

In questo articolo parlerò di alcune ricerche della criminologia e della psicologia nell’ambito dei rapimenti e dei sequestri. In particolare, mi concentrerò su alcuni casi passati alla storia, impressi nella memoria collettiva, di rapimenti di persone con sequestro delle stesse durato anche anni. Gli esperti parlano di questi casi come di eventi molto rari anche se non ne possiamo avere certezza.

Definizioni

Il rapimento di persona è da intendersi come l’azione di portare via una persona dal luogo in cui risiede o si trova, contro la sua volontà, con la forza o attraverso minacce o raggiro. Il sequestro di persona è invece l’atto di reclusione di una persona contro la sua volontà per ottenere guadagni o per altri scopi.

In Italia il Codice penale non prevede una distinzione netta tra il rapimento in sé e l’atto del sequestro che può avvenire in seguito ad un rapimento (art. 605 c.p.).

Il rapimento ed il sequestro di una persona possono avere diversi moventi: a scopo di riscatto o estorsione, per motivi politici o di terrorismo, per fini di criminalità organizzata (in senso ampio del termine). Nella normativa penale italiana ci sono differenze a seconda dello scopo del sequestro, differenze in termini di pena e procedimenti nei confronti del criminale.

Il sequestro a movente economico

I sequestri a movente economico sono stati molto comuni in Italia nel corso degli ultimi decenni. Le vittime erano famiglie benestanti o ricche, gli aguzzini rapivano i figli oppure il capofamiglia. Gli introiti servivano per finanziare altre attività criminali o circuiti di criminalità organizzata. In rari casi erano destinati ad attività di terrorismo o eversione. Non sempre avevano un lieto fine, a volte si concludevano con la morte della persona sequestrata.

A movente economico in Italia abbiamo avuto i casi della Anonima sequestri o Anonima sarda. Erano tutti casi di sequestri di persona, inizialmente in Sardegna e poi in tutta Italia, tra gli anni ’60 e ’90.

Un caso molto noto è il rapimento del duca Massimiliano Grazioli Lante della Rovere. Venne rapito il 7 novembre 1977 a Settebagni, Roma. Il riscatto chiesto era di 10 miliardi di lire, ne vennero pagati solo 2 ma di lui non si seppe più nulla. La luce sul caso arrivò solo nel 1993 grazie a Maurizio Abbatino, detto “Il Freddo”, della Banda della Magliana. Questo sequestro diede i primi fondi alla Banda per iniziare le proprie attività criminali entrate nella storia nera di Roma.

Articolo sulle dichiarazioni di Ababtino sul sequestro del duca.

Un altro caso romano è il caso di Barbara Piatteli, rapita a 27 anni il 10 gennaio 1980. Figlia di un noto stilista, è rimasta prigioniera 343 giorni. Si crede fosse un reato di ‘ndrangheta poiché rilasciata in Calabria dopo tre giorni di viaggio ma nessun processo o indagine sono mai state fatte adeguatamente. È stata liberata dopo il pagamento di una parte del riscatto.

Venne istituita una commissione parlamentare d’inchiesta per studiare il fenomeno e cercare di arginarlo. Si arrivò ad attuare modifiche legislative per bloccare i beni della famiglia del sequestrato e cercare di porre fine al fenomeno, diminuito notevolmente solo negli anni ’90.

Il sequestro per motivi politici o di terrorismo

I rapimenti come atti terroristici o a movente politico sono sempre stati casi marginali negli anni dal 1970 al 2010 circa. Il fenomeno ha riscontrato un notevole aumento solo negli ultimi anni (Global Terrorism Database, 2018).

I sequestri con questo movente sono in realtà spesso riconducibili al movente economico. Sono rari i casi in cui i rapitori sfruttano la trattativa per influenzare scelte politiche o effettuare atti di terrorismo.

Un caso esemplare di terrorismo per movente sia politico che terroristico è il caso di Aldo Moro. Venne rapito il 16 marzo 1978 e ucciso il 9 maggio, facendo ritrovarne il cadavere il giorno stesso nel bagagliaio di una Renault 4 rossa in via Caetani a Roma. Nel 1980 venne istituita una commissione parlamentare d’inchiesta che dopo tre anni scrisse due relazioni sul caso, una di maggioranza e una di minoranza. Per questo caso si ebbero ben cinque processi con condanne di vari brigatisti delle BR (Brigate Rosse) ma ancora oggi non sono stati chiariti molti coinvolgimenti anomali dei servizi segreti, della Banda della Magliana e di alcune organizzazioni dell’eversione nera operanti su Roma in quel periodo.

Un altro caso ricondotto ad un rapimento per motivi terroristici e di pressione politica è la scomparsa di Emanuela Orlandi, spesso citata insieme alla sua coetanea Mirella Gregori, entrambe sparite nel 1983 (periodo maggio – giugno). Non è mai stata fatta luce su questi due casi e si ritiene possano essere stati commessi ai fini di ottenere la liberazione di Mehmet Ali Ağca, attentatore di Papa Giovanni Paolo II, attentato avvenuto il 13 maggio 1981. Il problema in questi due casi è che il coinvolgimento dello Stato del Vaticano e dei servizi segreti italiani hanno portato anche a problemi diplomatici tra i due Stati.

Volantini delle due ragazze scomparse/sequestrate.

Il sequestro per movente di criminalità organizzata

Il sequestro in questo caso può avvenire per un movente riconducibile allo sfruttamento della persona detenuta. I casi ad oggi noti sono di riduzione in schiavitù, prostituzione, traffico di organi.

I sequestri ai fini della riduzione in schiavitù sono presenti anche in Europa. Sono coinvolte organizzazioni criminali che operano su larga scala e hanno il compito di procurare manodopera a costo nullo. In questo caso spesso si ritrovano persone attirate con l’inganno e poi trattenute in fabbriche o aziende, a lavorare in condizioni disumane, contro la loro volontà fino alla morte per esaurimento psicofisico.

I sequestri ai fini della prostituzione, anche minorile, sono storicamente presenti nei flussi che fino a pochi anni fa portavano moltissimi immigrati dai paesi dell’Est Europa verso i paesi Occidentali. La vittima viene ingannata con la promessa di un lavoro ma si ritrova senza documenti in un paese di cui non conosce la lingua, a doversi prostituire in luoghi chiusi o per strada, subendo anche violenze e abusi dai suoi stessi aguzzini, oltre che dai clienti. Negli ultimi anni, grazie ai controlli, sono diminuiti i casi provenienti dall’Est mentre sono aumentati i casi di immigrati sfruttati provenienti dall’Africa. Non riguarda solo la prostituzione femminile o minorile, anche se rappresentano i numeri maggiori.

I sequestri ai fini del traffico di organi non sono rari ma è un fenomeno che riguarda principalmente paesi in via di sviluppo o sottosviluppati. Le organizzazioni hanno contatti con cliniche locali da cui ottengono i dati sanitari necessari per trovare le persone adatte, anche minorenni, al fine di ottenerne e venderne gli organi. È un mercato in fortissima espansione che inizia ad affacciarsi anche nei paesi occidentali a causa del dark web e di pagamenti non rintracciabili (bitocin e simili).

I casi di rapimento di minori

I minori possono essere rapiti anche da genitori o familiari. Questi casi sono stati spesso approfonditi e avvengono in caso di separazioni tra i genitori o di problematiche familiari.

Uno dei casi più recenti è il caso del rapimento del piccolo Eitan Birag, unico sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone del 23 maggio 2021. A causa della mancanza di accordi tra le famiglie della madre e del padre in Italia venne aperta una causa per decidere in merito all’affidamento del minore. Viene deciso un iniziale affidamento presso la zia paterna ma la famiglia materna non era d’accordo. Il bambino venne rapito l’11 settembre 2021 da parte del nonno materno e portato in Israele. Dopo una lunga battaglia legale sia in Israele che in Italia, il giudice di Tel Aviv decide che il piccolo deve rientrare in Italia e rimanere in affido alla zia.

Nelle cronache recenti sono troppi i casi di rapimento di minori per mano di un genitore o un familiare. Spesso succede che il minore venga rapito e portato in altri paesi, scatenando incidenti diplomatici con mandati di cattura internazionali non sempre rispettati o diffusi.

Un caso è quello di Fatima, rapita a 9 anni dal padre marocchino nel 2004 a Palermo. La bimba viene ritrovata nel 2008 in Belgio e viene arrestato il padre, permettendo alla figlia di ritornare dalla madre.

Chantal è la bimba rapita dalla mamma e portata in Ungheria nel 2011. La madre era stata condannata a 4 anni di carcere ma ad oggi non c’è traccia della bimba né della madre.

I sequestri a lungo termine

I sequestri a lungo termine sono casi molto rari e non esiste una casistica vera e propria da poter analizzare. Ogni singolo caso ha proprie peculiarità che non permettono di fare delle generalizzazioni. Qui scriverò di alcuni di questi casi, passati nella storia delle cronache e rimaste per sempre impresse nel pensiero comune. Un’altra casistica di questo tipo è rappresentata dal caso Dutroux, il Mostro di Marcinelle. Ha rapito e sequestrato molte ragazze e bambine per soddisfare i propri bisogni sessuali e di controllo, tenendole segregate fino alla loro morte per stenti in quasi tutti i casi. Il sospetto di un coinvolgimento in casi di traffico di minori è forte ancora oggi ma non esistono prove di questo. Ne ho parlato qui.

Il caso Fritzl – 24 anni di sequestro

Josef Fritzl, classe 1935, austriaco. È figlio unico, cresce con la madre abusante e presto rimane orfano di padre. Laureato e con un buon lavoro. Nel 1956 si sposa con Rosemarie che ha solo 17 anni e insieme avranno due figli e cinque figlie. Nel 1967 subisce una condanna a 18 mesi per stupro.

È spesso aggressivo con moglie e figli, tanto che i figli appena maggiorenni vanno via di casa rompendo tutti i rapporti, tranne Elisabeth.

Elisabeth Fritzl nasce il 6 aprile 1966 ed è una normale ragazzina che cerca di sopravvivere alla violenza e all’aggressività del padre. A 16 anni scappa di casa perché il padre la violenta spesso ma la polizia la trova e la riconsegna alla famiglia, ignorando le sue richieste di aiuto. Poco dopo il compimento dei 18 anni, i genitori ne denunciano la scomparsa il 24 agosto 1984. Questa volta indicano la pista di una setta religiosa e la scomparsa viene registrata come allontanamento volontario. Da quel giorno se ne perdono le tracce.

Il padre la tiene sequestrata per 24 anni e la obbliga a dare alla luce sette figli. Uno morirà pochi giorni dopo il parto mentre tre vivranno sempre con lei e altri tre nella casa del padre/nonno. Il caso verrà scoperto solo il 19 aprile 2008 quando la prima figlia, Kerstin, nata nel 1989, viene portata in ospedale in gravi condizioni.

Fritzl aveva creato un bunker nei mesi precedenti alla “scomparsa” per tenerla segregata e trattarla come compagna di vita. Nulla si sa della versione della madre Rosemarie che ha vissuto quei 24 anni di prigionia della figlia.

Fritzl si dichiara colpevole di tutte le accuse. Elisabeth ed i figli, tutti ricongiunti, vengono trasferiti con nuove identità in un’altra zona. Tutti con problematiche di salute di vario genere.

Piantina della casa bunker costruita da Fritzl.

Il caso Castro – da 9 a 11 anni di sequestro

Ariel Castro, classe 1960, nasce a Porto Rico ma si trasferisce poco dopo negli Stati Uniti, a Cleveland, Ohio. Sembra un uomo qualunque, trova anche una fidanzata ma appena ci va a vivere insieme nel 1992 le cose cambiano. Lui diventa violento con lei ed i tre figli avuti insieme. Li chiude spesso nel seminterrato o nel garage e le botte sono all’ordine del giorno, fino all’arresto per violenza domestica nel 1993. Aveva spinto la compagna giù per le scale provocandole gravi danni.

Rapisce tre ragazze: Michelle Knight a 21 anni, Amanda Berry il giorno prima del 17° compleanno, Georgina “Gina” DeJesus a soli 14 anni. I rapimenti sono avvenuti tra il 2002 ed il 2004. Le rinchiude nelle stanze al piano superiore e le violenta e aggredisce quotidianamente. La Knight è rimasta incinta più volte e puntualmente lui la faceva abortire attraverso le botte fisiche. Soltanto ad Amanda viene permesso di tenere un figlio.

Il 6 maggio 2013 Ariel Castro esce ma si dimentica una porta aperta e Amanda riesce ad attirare l’attenzione di un vicino e farsi salvare, insieme alla figlia di 6 anni.

Ariel Castro verrà condannato a più di mille anni di carcere, dichiarandosi colpevole di 937 capi di imputazione su 977. Morirà suicida in carcere il 3 settembre 2013.

Analisi del caso Castro

Il rapimento di DeJesus non era stato segnalato con l’allerta AMBER perché nessuno aveva assistito al suo rapimento. Poco prima della scomparsa era insieme ad Arlene Castro, figlia di Ariel, perché volevano fare un pigiama party. Ariel ha partecipato a due veglie fatte dalla famiglia per la ragazza. Si era offerto anche come volontario nelle ricerche. Anthony Castro, un altro figlio, aveva intervistato la madre. Era evidente che il rapimento in questo caso era avvenuto per opportunità di vicinanza e conoscenza.

Le altre due ragazze le ha attirate con l’inganno e poi sequestrate nelle stanze al piano di sopra della casa.

Durante il processo parla alla Corte in un breve intervento per dire che non erano prigioniere, non usava violenza su di loro e che erano tutti stati rapporti consensuali, per poi affermare di avere problemi di tossicodipendenza e dipendenza dalla pornografia. Per lui quelle tre ragazze e la figlia nata con una di loro, era la sua nuova famiglia, serena e felice, armoniosa.

Alcuni hanno ipotizzato tratti sociopatici per aver condotto una vita normale nella comunità, senza destare alcun tipo di sospetto. D’altro canto, Ariel ha dei tratti ben definiti di sadismo sessuale violento e conoscenze di come “piegare” una persona alle sue volontà (violenza, abusi, maltrattamenti, tecniche psicologiche).

I precedenti “sequestri” in casa dei suoi stessi figli e della compagna, avrebbero potuto lasciar presagire che non avrebbe potuto porre fine a questi istinti da un giorno all’altro.

Il fattore che più ha lasciato perplessi è il fatto che portava la figlia avuta da DeJesus alla madre di lui e ne abbia fatto vedere le foto ai vicini dicendo fosse una figlia avuta da una relazione. Nessuno si è mai fatto domande in merito a questa bambina.

Il caso Phillip Garrido – 18 anni

Phillip, classe 1951, California. Si diploma nel 1969 ma ha presto problemi con il sesso opposto. Nel 1972 rapisce e violenta ripetutamente, drogandola, una ragazzina di 14 anni ma non verrà mai condannato perché lei rifiuta di testimoniare.

Un anno dopo sposa con una ex compagna delle superiori ma quando lei decide di lasciarlo per via delle violenze, lui la sequestra per alcuni giorni.

Nel 1976 rapisce Katherine Callaway, 25 anni, a South Lake Tahoe, California. La porta a Reno, Nevada, e la stupra per oltre cinque ore fino a che un poliziotto non interviene. Viene condannato a 11 anni e mentre sconta la pena incontra Nancy, visitatrice, e si sposano poco dopo.

Il 10 giugno 1991 Jaycee Lee Dugard scompare, rapita da Phillip alla fermata del bus dopo averla stordita con un taser. Sua moglie Nancy lo aiuta. Il patrigno di Jaycee assiste alla scena ma è troppo lontano e non sa dare dettagli. Si erano da poco trasferiti a Meyers, cittadina a sua di South Lake Tahoe perché più sicura.

La portano a casa, nella contea di Contra Costa, Antioch, California. La incatenano nella tendopoli creata per tenerla segregata. Il 3 aprile 1994 mangia per la prima volta un pasto caldo perché è incinta. Poco tempo dopo partorirà la prima figlia e dopo altri tre anni partorirà la seconda.

Le autorità lo fermano per caso. Il 24 agosto 2009 prima va all’ufficio dell’FBI a San Francisco consegnando un elaborato sulle sue idee di sessualità e religione, poi si reca all’Università della California per chiedere il permesso per un evento. La manager si insospettisce e dalla sua segnalazione partono le attenzioni verso Phillip. In pochi giorni scoppia il caso: le due bambine sono figlie di “Allissa”, alias di Jaycee, data per sparita per oltre 18 anni.

Moventi e motives

I moventi e i motives, di cui ho parlato qui, possono essere molto diversi nei casi di sequestro a lungo termine ma hanno anche molte caratteristiche comuni.

Gli aguzzini hanno tutti una necessità di avere il pieno controllo su un’altra persona, sentirsi liberi di disporne a loro piacimento. Esistono in pratica solo le loro necessità ed i loro piaceri, nient’altro esiste o è degno di esistere. In molti esiste una mancanza di empatia, di rimorso o una forte insensibilità verso le altre persone. Tutti questi rapitori avevano intense e ricorrenti fantasie sessuali, delle parafilie.

In tutti i casi i criminali hanno preparato con largo anticipo le loro azioni. Non sono reati improvvisati ma ben studiati e premeditati. Questo è dimostrato dal fatto che ben prima di agire avevano attrezzato le case di stanze chiuse o bunker per poter isolare le ragazze durante la prigionia. Molti rapitori avevano anche avuto contatti con la polizia mentre detenevano le vittime e nessuno ha mai sospettato di loro. Questo fa comprendere quanto fossero preparati e quanto agissero lucidamente.

I rapimenti erano sempre ben pianificati. Giravano per le vie delle città in cerca di potenziali vittime per poi studiarle e circuirle.

Le prigionie erano sempre accompagnate da torture e violenze per piegare la volontà delle vittime, simili alle torture applicate ai prigionieri di guerra. Le vittime erano isolate per evitare che sapessero che erano cercate dalla famiglia. Veniva loro detto che era per un bene superiore, un qualche motivo giustificativo.

Colpisce che tutti loro lasciavano i loro averi in eredità alle vittime in testamenti che tenevano nelle case.

Analisi dei moventi nei casi Fritzl, Garrido e Castro

La moglie di Fritzl, dopo lo stupro del 1987, ha smesso di avere rapporti con lui. Ha cercato di tenere unita la famiglia, rimanendo al fianco del marito ma non si sa molto di cosa pensasse delle sue azioni verso la loro figlia Elisabeth. Lei in quel periodo inizia anche ad ingrassare e a lui le donne grasse non piacciono. Si pensa che il sovrappeso della moglie possa averlo portato a rivivere il suo matrimonio con la figlia Elisabeth.

Castro era ossessionato dal suo pene, che chiamava Charlie. Le aggressioni alle ragazze erano sempre accompagnate da frasi quali “Charlie ottiene quello che Charlie vuole!”. Castro stuprava le ragazze anche cinque volte al giorno e pretendeva che gli dicessero di amarlo, che a loro piaceva tutto questo e che lui fosse sexy. Castro ha avuto una doppia vita. Faceva barbecue in cui invitava i vicini ed era sempre molto gentile con tutti, era un insospettabile. Nella casa agiva da mostro contro tre giovani ragazze solo per il proprio piacere personale.

Nel caso di Garrido si parla spesso di tendenze pedofile ma non sono propriamente corrette. In questo caso c’era anche una visione mistica dei reati da lui perpetrati. Garrido e la moglie avevano aiutato insieme Jaycee a partorire guardando in biblioteca video di parti e nascite, per essere preparati ad intervenire senza rivolgersi ad ospedali o medici. Garrido aveva preparato un rifugio insonorizzato, con tende e al suo agente di custodia per la libertà vigilata giustificò tale posto dicendo che era uno studio di registrazione per iniziare una carriera musicale. In questo caso la vittima non era stata studiata con cura. Jaycee era semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Una riflessione finale

Ho scritto, prima di questo, un articolo sulla psicologia delle persone scomparse. Non sempre le scomparse sono volontarie, possono anche essere frutto di rapimenti e sequestri, anche a lungo termine come qui sopra ho dimostrato.

Servono modifiche sostanziali alle procedure di ricerca delle persone scomparse, prevedendo interventi sin dal primo momento in cui ci si rende conto della sparizione. Servono messaggi di allerta a reti unificate. Serve un’analisi della persona scomparsa, delle sue abitudini, se poteva essere in pericolo nelle zone frequentate o meno. Serve maggiore attenzione da parte delle forze dell’ordine nel redigere le denunce di scomparsa.

La psicologia di chi rapisce e sequestra è quella di una persona che ha subito abusi e violenze, probabilmente con momenti di cattività vissuti a sua volta. Sono aguzzini con parafilie e tendenze sociopatiche o psicopatiche ma nessun disturbo o malessere mentale giustificano tali azioni.

Quanti casi esistono di rapimenti a lungo termine o sequestri mai approfonditi perché registrati come allontanamento volontario? Forse non lo sapremo mai.

Pubblicato da criminalmotive

Dottoressa in scienze e tecniche psicologiche, appassionata di criminologia.

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