Imane Laloua: un omicidio irrisolto

Imane Laloua è uno dei troppi omicidi irrisolti ancora oggi, dopo quasi sedici anni. Era una normale e giovane ragazza, sparita nel nulla nel 2003 e trovata cadavere nel 2006 ma identificata solo nel 2018. Qui scriverò della sua storia, nella speranza che qualcuno si faccia avanti per aiutare la madre a trovare risposte e giustizia. Alla fine dell’articolo ci sono alcuni studi sulla psicologia dello smembramento dei corpi delle vittime e le indagini correlate alla pista delle sette sataniche. Trovate anche una possibile analisi del caso.

Qui trovate il link alla petizione fatta per chiedere giustizia. Nessuno indaga sul caso oggi e la giustizia va garantita in un paese civile. Link alla petizione, basta un click!

Imane Laloua: i primi anni e l’arrivo in Italia

Imane nasce in Marocco il 6 luglio del 1981. La madre Zoubida la cresce quasi da sola perché divorzia dal marito quando lei ha solo nove mesi. Zoubida viene in Italia nei primi anni ’90 per trovare lavoro e darle una vita migliore mentre Imane rimane con i nonni. La madre lavora a Firenze e riesce ad avere la stabilità necessaria. Nel 1995 riesce finalmente a portarla in Italia e vanno a vivere insieme a Montecatini Terme, in provincia di Pistoia.

Imane è molto legata alla madre ed è anche molto affettuosa. Dorme insieme alla mamma fino ai 17 anni. Si iscrive all’istituto alberghiero per poter trovare un lavoro in futuro. È una ragazza pragmatica, senza troppi grilli per la testa. È serena e felice. Fa amicizia con una coetanea, Alessandra. Ogni tanto fanno delle scappatelle e degli errori, come tutti i giovani della loro età ma mai nulla di grave.

A 18 anni va a Bologna insieme all’amica perché deve rifare il passaporto. In treno incontrano un gruppo di giovani marocchini, diretti anche loro al consolato. C’è un ragazzo, Kamal, di cui si innamora a prima vista e iniziano a frequentarsi. È il 1999 l’anno del primo incontro.

La madre non sa nulla della relazione. Si accorge di qualcosa di strano quando iniziano ad arrivare le prime lettere da Sollicciano (Firenze). La madre pensava a un paesino ma scopre poi che è il carcere. Iniziano così i problemi tra Imane e la madre.

Foto di Imane da giovanissima.

Il matrimonio e le difficoltà

Imane non accetta consigli e decide di sposarsi senza la presenza della madre a soli 19 anni. Zoubida lo accetta e per il bene della figlia accoglie gli sposi a casa sua. La convivenza però è problematica. La madre, stufa di lui che va e viene senza lavorare, dopo un anno e mezzo lo caccia fuori di casa. Imane segue il marito e per due mesi non rivolge parola alla madre. Va ad abitare con il marito ed altri connazionali a Prato, in un piccolo appartamento, sede di spaccio probabilmente. La situazione non è delle migliori con il marito che fa dentro e fuori dal carcere.

La madre ha il sospetto che la figlia si droghi o usi qualcosa a causa delle cattive influenze. Nel 2002 le avrebbe detto che ha iniziato a usare qualcosa ma per dimagrire. Imane è alta 1,75 ma pesa 108 kg in quel periodo. Droghe o meno, si sa che vuole andare a disintossicarsi perché non è una vita che vuole per lei. Per disintossicarsi si fa anche accompagnare dalla madre in un centro a Firenze.

Imane ritorna dalla madre a maggio del 2003. Le dice che vuole partire per il Marocco e ha la valigia in mano, pronta. La madre le dice di aspettare luglio o agosto per andare insieme quando lei ha le ferie. La madre è felice di riavere a casa la figlia tanto amata.

Nel frattempo, decide di pensare a sé. Si era trovata un lavoretto ma purtroppo, le bugie alla madre continuano. Spesso le dice che va a incontrare il marito dopo il lavoro quando invece il marito è in carcere perché arrestato nuovamente. Non si sa dove Imane andasse in tutti quei pomeriggi.

La scomparsa

La madre decide di affrontare Imane, le bugie sono troppe. Le dice che forse è il caso di chiudere con quel matrimonio e farsi davvero una vita. Quel giorno del 27 giugno del 2003 Imane si arrabbia, esce di casa sbattendo la porta e si dirige verso la stazione a Montecatini Terme. La madre Zoubida pensa che la figlia abbia fatto la sua scelta, preferendo il marito a lei. Non si preoccupa non sentendola per un po’ perché il telefono squilla, anche se lei non risponde.

Lascia passare del tempo ma poi si preoccupa quando il telefono non squilla più, verso agosto del 2003. Trova un numero nell’elenco del cellulare e lo chiama. Le risponde un uomo che le dice che Imane è senza telefono perché glielo hanno rubato. Il marito di Imane chiama Zoubida perché lei non gli porta vestiti in carcere, non si fa sentire e non parla nemmeno con l’avvocato di lui.

A settembre Zoubida va a sporgere denuncia di scomparsa ma la polizia le dice che non può fare molto, è una donna maggiorenne e anche sposata. Verso ottobre del 2003, il marito dice a Zoubida di aver dato dei soldi a Imane da portare in Marocco ma lei è sparita. Imane sembra sparita dalla faccia della terra già da fine giugno del 2003.

C’è un solo avvistamento di un uomo che la conosce. Dice di averla vista festeggiare il suo compleanno il 6 luglio del 2003.

La madre inizia da sola a cercare la figlia, con le foto in mano gira per tutta la Toscana, soprattutto Prato, cercandola ma nessuno sa niente.

L’unica notizia è dall’amica Alessandra nel 2004. Un uomo amico di Imane e del marito le avrebbe detto che gira voce che Imane sia morta.

Il ritrovamento lungo la A1

Il 21 giugno del 2006 un camionista sta guidando da Firenze verso Bologna sulla A1. È tra Barberino di Mugello e Roncobilaccio, in località VIllanecchio al km 251+700 che si ferma per un bisogno urgente in una piazzola di sosta. Scende dal camion e va poco oltre la recinzione e lì scopre un cumulo di sacchi strani. Li sposta con un piede ma si spaventa quando vede spuntare un osso.

Foto del ritrovamento nella piazzola.

Interviene per prima la Polizia Stradale e poi la Scientifica e la Polizia di Stato per gli accertamenti. Ci sono in tutto otto sacchi e da uno dei sacchi spunta un osso.

Dal registro dei cadaveri non identificati possiamo leggere: “sospetto omicidio. Numerosi sacchi di plastica nera e azzurra contenenti ossa umane e materia organica. Morte risalente a un anno e un anno e mezzo prima del rinvenimento. È giacente nelle celle frigorifere dell’istituto Carreggi di Firenze. Donna tra 1,67 e 1,70, tra i 20 ed i 30 anni.”

Il corpo è stato sezionato e le ossa sono state scarnificate con uno strumento apposito. L’operazione ha richiesto molta fatica e molto tempo. L’autopsia stabilisce che potrebbe essere morta per le coltellate ricevute ma nulla è certo. Mancano il cranio, alcune vertebre e parti di gambe e braccia.

Gli inquirenti fanno il confronto con le persone scomparse dal 2004 fino al momento del ritrovamento ma non hanno nessun riscontro. Imane era sparita nel 2003 quindi per quei pochi mesi di differenza, nessuno aveva pensato a lei. Seguono la pista delle sette sataniche perché gli omeri dello scheletro erano legati insieme con uno spago. Era stata chiesta anche la consulenza della squadra anti-sette della Squadra Mobile di Firenze che ipotizzò sin dal primo istante che la donna fosse stata vittima di un rito satanico.

L’identificazione

La mamma Zoubida continua a cercarla nel corso degli anni e a chiedere notizie alla Polizia e ai Carabinieri ma le risposte sono sempre le stesse, loro non sanno nulla.

L’unico avvistamento è del 6 luglio 2003, giorno del compleanno di Imane, ma non sarebbe attendibile. Qualcuno aveva detto di averla vista festeggiare in un locale in centro a Prato ma non c’è mai stata conferma.

La speranza di una mamma non muore mai e Zoubida cerca sempre la sua amata figlia, fino al 16 luglio 2018. Si trova a Marsiglia e rientra di corsa dopo la telefonata della Polizia. Scopre che sua figlia è morta da anni. Per 12 lunghi anni Imane è rimasta in una cella frigorifera senza essere identificata mentre lei la cercava. La notizia viene diffusa dalla Procura solo a inizio novembre del 2018, nella speranza di ottenere delle notizie.

È sparita a fine giugno del 2003 ed è stata uccisa probabilmente tra gennaio e giugno del 2005. Dove è stata in quei mesi? Possibile che nessuno l’abbia vista o sentita?

L’amica Alessandra dice che a Montecatini Terme, già un anno dopo la sua scomparsa (2004), c’era chi diceva che fosse morta. Un uomo, amico della coppia, avrebbe riferito la voce per cui lei sarebbe morta. Alessandra ha riferito questo fatto alla madre e agli inquirenti ma non si sa molto altro.

In tutto questo il marito è irreperibile. Dopo essere andato in Spagna subito dopo il rilascio, è diventato irrintracciabile, anche per gli inquirenti che vorrebbero parlare con lui. La stranezza è che non ha mai cercato la moglie, nonostante le promesse fatte alla madre.

Le prime indagini – la pista satanica

Nell’aprile del 2006 una coppia di genitori si rivolge preoccupata alla polizia. Nella stanza della figlia hanno trovato un diario del 2004 e si sono spaventati.

La figlia ha 16 anni nel 2004 e vive a Prato con la famiglia. Frequenta un gruppo dark metal e si vanta di fare riti satanici. Ogni tanto, lei e gli amici, si ritrovano nell’ex Convitto Cicognini, un edificio abbandonato in cui molti giovani si incontrano per fare riti. Nel diario scrive di aver partecipato ad un rito sacrificale insieme ad un amico. Scrive di aver prelevato insieme una donna dalla strada e di averla uccisa a colpi di coltello.

La figlia dice che erano invenzioni e fantasie. Nulla di tutto quello che ha scritto sarebbe accaduto. Il caso poteva sembrare isolato e fantasioso, se non fosse che circa due mesi dopo vengono trovati i sacchi lungo la A1.

Le indagini sulla pista satanica proseguono. Il 6 giugno 2008 vengono eseguite 23 perquisizioni tra Lucca, Livorno, Siena, Pistoia e Prato. Vengono rinvenuti e sequestrati due teschi umani. A carico di quattro persone viene notificato l’avviso di garanzia per i reati di omicidio volontario, distruzione, sottrazione o soppressione di cadavere. Sono due uomini e due donne fra i 23 e i 28 anni, delle province di Firenze e Prato. S. A. (23 anni) di Sesto Fiorentino è stato tratto in arresto in flagranza per il reato di pedopornografia.

Non si sa nulla di come si siano evoluti questi procedimenti.

Nel 2017 il Procuratore di Prato, Giuseppe Nicolosi, riapre il caso delle ossa, affidando la consulenza genetica al professor Ugo Ricci dell’ospedale Careggi. Le squadre mobili di Prato e Firenze stilano un elenco di nomi e stavolta viene inserito anche il nome di Imane. Dopo qualche mese, arriva la conferma: le ossa sono di Imane.

Un omicidio o più di uno?

Le indagini toscane si erano intrecciate con quelle dell’Emilia-Romagna. Il 19 luglio 2005 a Voltana, vicino a Lugo, sono stati trovati dei resti umani. Altri resti dello stesso cadavere sono stati trovati a Bologna. Sono stati trovati una tibia con caviglia e piede e una coscia, forse di un uomo di origine asiatica. Un ritrovamento che presentava troppe analogie con le ossa di Imane.

Nei primi anni 2000 solo in Toscana vengono trovati diversi cadaveri scheletrizzati.

Il 3 ottobre 2002 a Filettole. Sembra che in soli sei mesi il cadavere sia finito totalmente scarnificato dalle intemperie, sarebbe rimasto solo lo scheletro. È un corpo di donna, forse asiatica o dell’Est. Mai identificata.

Il 28 novembre 2004 viene trovato il corpo di una ragazzina di meno di vent’anni, forse di colore. Uccisa a coltellate e abbandonata in un bosco in località Marciola. Proprio questa ragazza potrebbe essere la vittima del rito sacrificale del gruppo di giovani. Quando è morta indossava vestiti da “dark” – indossava un giubbotto in pelle color nero modello “chiodo” corto, un body in maglia scuro, una minigonna di pelle, un reggiseno di pizzo nero, calze a rete sopra calze normali, scarpe decolleté nere con tacco a base quadrata. Indossava un braccialetto di cuoio e metallo e aveva un orologio. Chi l’ha uccisa l’ha avvolta in una termocoperta a quadri, a motivo scozzese, e poi in un sacco a pelo blu e rosso.

Altri due omicidi anomali sono avvenuti a Prato nel 2004. Antonella Bruni, 41 anni e alcolista, è stata trovata morta sotto il ponte della Passerella il 14 agosto 2004. Antonio Esposito muore la notte del 18 agosto 2004, nella fontana di piazza S. Niccolò. Per questi due omicidi si auto-accusa un polacco con disturbi mentali nel 2010 ma poi ritratta ed i casi rimangono irrisolti.

Un possibile serial killer?

Va molto di moda pensare a un possibile serial killer quando si ha di fronte un omicidio difficile da risolvere o da seguire a pista fredda. In questo caso quanto è possibile pensare a un serial killer?

Purtroppo, i casi di cronaca nera indicano che effettivamente potrebbe esserci qualcuno che ha agito in questo modo anomalo. L’omicida agisce con la scarnificazione delle proprie vittime, lasciandole senza i propri averi o cimeli, abbandonando i resti e/o gli scheletri lungo strade principali o poco lontano da queste. Nella seguente mappa ho segnato alcuni casi davvero anomali e simili, con ritrovamento di scheletri. Vista la posizione del corpo di Imane, molto distante da Prato e quasi vicino a Bologna, forse sarebbero da prendere in considerazione anche alcuni scheletri trovati verso Bologna, sull’Appennino.

Mappa con alcuni corpi scheletrizzati ritrovati nelle vicinanze.

Potrebbero esserci due o più serial killer attivi. Come ho scritto in un precedente articolo, non è così improbabile (link). Ricordo però che esistono anche assassini, seriali o no, che agiscono copiando altri casi proprio per evitare di essere catturati. Parlo dei cosiddetti copycat homicides, gli omicidi fotocopia (link). Non sono, infine, rari nemmeno i serial killer a movente irrazionale, (link).

Ci sono stati serial killer intorno a quegli anni in Toscana ed in quelle zone? Si. C’è stato Maurizio Spinelli che nel 2000, a 35 anni, ha ucciso tre prostitute in pochi mesi tra Pistoia e Prato. Non sappiamo se ce ne sono stati altri in quegli anni ma gli omicidi irrisolti non sono certo pochi.

Da dove partire quindi per provare a capire il caso di Imane? Iniziamo cercando di capire la psicologia degli omicidi con smembramento delle vittime.

Psicologia dello smembramento

Lo smembramento dei corpi in seguito all’omicidio di una persona è una prassi antica e che ha visto una diffusione in tutto il mondo. Gunn e Taylor hanno enfatizzato come lo smembramento di un corpo sia un metodo raro. Secondo questi due autori è l’operazione in cui l’omicida seziona il corpo grazie ad uno strumento tagliente.

La classificazione dello smembramento di solito è: difensiva, aggressiva, offensiva, negromantica. Quella difensiva viene fatta per ritardare l’identificazione, l’occultamento, il trasporto o l’atto di sbarazzarsi di prove a proprio carico. La mutilazione aggressiva è associata a emozioni aggressive molto forti. Il tipo offensivo è una conseguenza della lussuria o dell’atto necrofilo-sadico dell’omicida. L’ultima categoria, quella negromantica avviene quando le parti del corpo diventano trofei, feticci o simboli delle proprie ossessioni.

Alcuni studi recenti condotti in India, Germania, Austria e Svizzera indicano il tipo difensivo come quello più diffuso. I corpi smembrati vengono scoperti nelle scene del crimine secondarie, i luoghi di abbondono, spesso in fossati lungo strade principali o autostrade.

Uno studio condotto sul Sexual Homicide International Database (SHIeID) conclude che lo smembramento è una parte della devianza sessuale dell’omicida. Sono coinvolte intenzioni omicide onsoeme a tendenze necrofile, di mutilazione dei genitali e commissione di atti estremi sulle vittime. Questi assassini tendono ad avere un modus operandi organizzato per agire.

Alcuni ricercatori hanno condotto uno studio sugli omicidi con smembramento avvenuti a Cracovia, in Polonia, (30 casi di smembramento). Tre sono a sfondo sessuale, sei sono frutto di disturbi mentali dell’omicida, tre con omicidio di sconosciuti e i restanti 38 sono frutto di conflitti familiari (amici stretti, famiglia). Solo due erano pianificati, tutti gli altri (48) sono omicidi d’impeto. Lo smembramento avviene nel luogo di uccisione e poi abbandonato altrove.

Analisi della morte di Imane

Proviamo a guardare il caso dalla prospettiva della criminologia, analizzando modus operandi e firma come descritte in questo articolo.

Non è possibile capire senza dubbi se l’omicida ha avuto un approccio aggressivo o seduttivo. Un approccio aggressivo però potrebbe essere escluso a logica perché non era una ragazza esile ed era difficile da poter sopraffare. A logica si potrebbe pensare ad un approccio seduttivo.

L’assassino ha agito in modo organizzato, uccidendo, smembrando e poi scarnificando. Ha agito in un posto isolato, per passare inosservato nelle sue azioni e per poter agire indisturbato.

Le ossa e le parti molli sono state messe in otto sacchetti di plastica azzurri e neri, legati insieme. Non c’erano tutte le ossa. Mancavano il cranio, parti di braccia e gambe e alcune vertebre. Gli omeri erano legati tra di loro con dello spago. Probabilmente le mutilazioni erano per asportare le parti di interesse e nascondere l’identità della vittima, depistando i sospetti. Non ci sono azioni di staging poiché bastavano lo smembramento e la mutilazione.

L’omicida ha tenuto gli orecchini e l’anello che Imane indossava sempre. Probabilmente erano i trofei.

Non ci sono azioni di undoing, ha buttato la vittima come spazzatura in una piazzola dell’autostrada. Questo indica che non provava rimorso e non aveva interesse a rendere la scena meno degradante.

Chi ha ucciso Imane?

Le sue origini la portavano a non avere pregiudizi, ad essere solare e aperta, disponibile a parlare con tutti. Ha avuto problemi con delle sostanze per cercare di dimagrire nell’anno prima della sua scomparsa. Era molto alta (1,75 mt) e in carne (sui 90-100 kg). Non era certo di corporatura esile.

I rapporti con il marito non erano idilliaci, forse voleva davvero lasciarlo. La stranezza è che il marito non l’ha mai cercata e oggi è irreperibile ma è da escludere poiché era in carcere al momento della sparizione e del periodo stimato della morte.

È lecito pensare a qualcuno vicino, nell’ottica di una mutilazione difensiva. Nessuno ha mai cercato Imane davvero oltre la madre, quindi qualche sospetto in questa direzione ci potrebbe essere. Escluderei però questa pista perché non si sarebbe tenuto delle parti del corpo e non si sarebbe preso la briga di scarnificare e far ritrovare le parti molli.

La pista della setta risulta quella più probabile. In alcuni sacchetti c’erano le ossa, in altri sacchetti c’erano le parti molli. Le parti mancanti è difficile che siano da ricondurre ad animali. Qualcuno ha voluto abbandonare solo quelle parti, tenendosi il resto come trofeo. I trofei di questo tipo possono essere riscontrabili o in persone con disturbi mentali o in casi di sette sataniche.

Tra la scomparsa e la sua uccisione sarebbe passato circa un anno e mezzo, dal giugno del 2003 a gennaio/giugno 2005. Vista la situazione della ragazza, non sarebbe da escludere che sia stata lei stessa componente di una setta. Aveva problemi con il marito, con la madre, si vedeva grassa e sentiva di dover dimagrire. Era in un momento di crisi, uno di quei momenti in cui è più probabile avvicinarsi o essere avvicinati da un movimento, come ho scritto in questo articolo.

Riferimenti bibliografici per smembramento dei corpi:

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Pubblicato da criminalmotive

Dottoressa in scienze e tecniche psicologiche, appassionata di criminologia.

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